Pino Insegno is on fire. Artista a 360 gradi: attore, doppiatore, conduttore, lo showman romano vive un momento luminoso con un obiettivo: la ricerca costante di una genuinità da tenere al passo con i tempi senza perdere nulla dell’autenticità originale.
La sua Reazione a catena, il game show che è tornato a condurre prima di cena su RaiUno, inanella successi di ascolto, con uno share medio del 25%. E da stasera, per quattro puntate in prima serata su RaiDue, Insegno sarà in coppia col suo sodale di sempre, Roberto Ciufoli, alla guida dello show Facci ridere, una sorta di talent incentrato sulla capacità di persone comuni, non professionisti dello spettacolo, di strappare una risata a tre giurati vip musoni e al pubblico. Tutto ciò con un grande sogno personale nel cassetto: che la comicità torni ad essere un po’ scorretta «perché – ci dice - quelli del politicamente corretto non hanno capito che prendere in giro qualcuno significa solo consegnarlo all’immortalità».
Pino, è un momento decisamente positivo. La tv è tornata ad essere casa sua. È così? «Ho esordito in tv nel 1982 con l’Allegra Brigata nel sabato sera di Gino Bramieri, proprio assieme a Roberto Ciufoli. Insieme abbiamo fatto più di 2500 puntate e io da solo altre 1500. Il pubblico è intelligente, non si lascia condizionare. Ha riconosciuto un prodotto come Reazione a Catena che io avevo già condotto in passato, facendo il 30% di ascolti e oggi stiamo tornando a quegli standard grazie a una squadra di lavoro fortissima guidata da un capoprogetto come Tonino Quinti».
L’ad Rai, Giampaolo Rossi ha parlato di una Rai che sta cambiando pelle. Si riconosce in questo cambiamento? «Beh, noi stessi l’abbiamo fatto a Reazione a catena, cambiando i giochi, le scenografie, le luci, alcune modalità di conduzione. Questo proprio perché è cambiata la televisione. Quello che non cambia è la gente, in particolare il pubblico della tv generalista che se da un lato vuole contenuti nuovi, diversi, dall’altro cerca autenticità e professionalità. Per cui è un po’ come se ti trovassi a camminare con una gamba digitale e l’altra analogica, dovendo fondere tutto insieme per avere un buon risultato». Cos’è che la rende particolarmente fiero?
«Avere attorno persone che mi vogliono bene e non hanno mai smesso, come pure portare avanti progetti da trent’anni senza avere bisogno di vantarmene. Solo le persone che devono saperlo, ad esempio, sanno che il presidente Napolitano, quindici anni fa, mi ha nominato commendatore della Repubblica per meriti sociali. Preferisco che a parlare siano idee come Voice for purpose, la campagna per i malati di sla che ho realizzato assieme al Campus Biomedico, l’Ospedale Niguarda, Centri Clinici NeMO, Nemo Lab, Translated, Dream On e Aisla per restituire voci umane ed espressive a persone costrette a utilizzare sintetizzatori vocali Ora, grazie all’Intelligenza Artificiale, anche con la loro stessa voce!».
Stasera su RaiDue la vedremo in Facci ridere. Di che si tratta? «È una proposta diversa dal solito, credo molto carina, di sole quattro puntate in cui vedremo una gara goliardica tra italiani del nord, del centro e del sud che senza essere comici di professione, hanno deciso di alleggerire la propria vita mettendosi alla prova e cercando di far ridere gli altri, regalando gratis un sorriso». Qual è il ricordo più bello che ha pensando alla lunga storia della televisione? «La mia famiglia che di sera si riuniva per guardare la tv assieme a me bambino che non immaginavo mai che quello sarebbe divenuto il mio lavoro. Ricordo mia nonna che a fine anni ‘60 si truccava davanti alla tv e quando la Signorina Buonasera salutava le rispondeva...» (Sorride).
Un progetto futuro che ci può svelare? «Per il 2026 stiamo pensando a una reunion della Premiata Ditta. Una sola serata evento celebrativa in cui non si parlerà di ricominciare ma giocheremo sul fatto che, a ben vedere, la tv da quando l’abbiamo lasciata noi, non è poi così cambiata. I pacchi ci stanno, l’Isola c’è, il Grande Fratello idem, Ballando con le stelle, L’Eredità, Reazione a catena, Beautiful... Ci sono tutti. Un po’ come se il tempo si fosse fermato. E allora almeno per una notte torneremo pure noi!».