Si potrebbe quasi sospettare che per l’amata Mediaset, laddove fu un pionieristico fuoriclasse dei quiz, persino Mike Bongiorno abbia ispirato da lassù il consenso che sta trovando La ruota della fortuna 2025 con Gerry Scotti. Nella serata del cosiddetto access prime time, difatti, i dati di ascolto di giovedì sera sono stati inequivocabili: su Rai1 Affari Tuoi ha radunato 4 milioni di spettatori per uno share del 22.7%.
Su Canale5, dopo il prologo con Gira La Ruota della Fortuna (3.827.000 – 22.2%), La Ruota della Fortuna ha totalizzato 4.372mila spettatori pari al 24.6%. La cosa ha creato scintille fra i due programmi e, di conseguenza, sulla programmazione all’ora di cena con il format di Canale 5 che sta convincendo, dando fastidio e, nel caso, superando i risultati di quella che era considerata una corazzata di Rai1 e che aveva portato Pier Silvio Berlusconi a spostare prima a novembre e poi a data da destinarsi Striscia la notizia, puntando tutto su La ruota con Gerry Scotti quale principale rivale dei pacchi di De Martino. Fra l’altro, nella serata di mercoledì lo stesso Pier Silvio aveva fatto una comparsata in studio, accanto a Scotti, per lanciare una frecciatina alla Rai, affermandosi «orgoglioso del programma non solo perché è buono e fa ottimi ascolti ma anche perché non è un gioco che dipende soltanto dalla fortuna, senza nessun merito e nessuna reale prova da superare».
Di ieri l’immediata risposta del direttore dell’Intrattenimento Prime Time della Rai, Williams Di Liberatore, che ha replicato a Mediaset e, quindi, allo stesso Berlusconi sottolineando non solo come Affari tuoi stesse già recuperando gli spettatori persi nella pausa estiva quando era sostituito da Reazione a catena ma sottolineando lo scarso valore culturale dei programmi di Mediaset: «La Rai ha un’offerta ampia, completa e unica assolvendo in modo scrupoloso le linee del servizio pubblico. L’intrattenimento, a volte impegnato e a volte più leggero, è una delle componenti della filiera che ne costituisce una proposta varia e attenta al rispetto del pubblico, oltre che efficace sul mercato».
E ancora: «Se poi i parametri del confronto, sorprendentemente citati in questi giorni, sono rappresentati da argomentazioni quali la qualità editoriale, la valorizzazione della lingua e della cultura, possiamo sostenere con orgoglio, che per la Rai costituiscono territori consolidati mentre per altri continuano ad oggi essere scarsamente esplorati». Comprensibile da entrambe le reti, Rai e Mediaset, l’importanza del prime time: si tratta di una fascia che scotta, molto appetibile dal punto di vista della vendita di spazi pubblicitari e, quindi, di fatturato: il costo di uno spot in access prime time può variare ma se il programma in questa fascia oraria ha successo e supera il rivale dell’altra rete, una pillola di 30 secondi puó costare tra i 70.000€ e gli 80.000 euro. I costi sono influenzati dallo share del programma e dal canale, con le reti nazionali che hanno prezzi più elevati. Per questo Berlusconi e Di Liberatore sono scesi così i campo affilando le armi.