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Scanzi e Cacciari, dalla Gruber due facce della sinistra italiana

di Claudio Brigliadorisabato 8 novembre 2025
Scanzi e Cacciari, dalla Gruber due facce della sinistra italiana

2' di lettura

Le due facce della sinistra italiana ospiti a Otto e mezzo su La7. Da Lilli Gruber c’è Andrea Scanzi, volto ringhioso del travaglismo che sulla vittoria di Zohran Mamdani, neo-sindaco di New York radicale, socialista e islamista, prova a rovesciare la frittata: «Sto notando una violenza tale nelle analisi e nelle reazioni della destra, sia americana sia in quelle di tutto il mondo, che io fossi nel nuovo sindaco di New York un briciolo di paura ce l'avrei - azzarda la penna del Fatto quotidiano -. Perché? Stanno utilizzando toni devastanti per cui ha vinto un musulmano e ha vinto nella città dell’11 settembre 2001. Come a dire che aver scelto un musulmano, 24 anni dopo le Torri Gemelle, significa aver abiurato ai valori dell'Occidente, ai diritti dell'Occidente. Lo ha detto Vannacci, ma anche esponenti di Fratelli d’Italia, l’ho sentito dire da Giubilei e tanti altri».

Insomma, sente odore di attentato: «In un momento del genere, tenendo conto anche di quello che è successo nel passato recente negli Stati Uniti, secondo me è una vittoria che verrà presa malissimo dai MAGA, da Trump, dai sionisti e bisogna monitorarla tanto questa cosa, perché a suo modo è rivoluzionaria e può avere delle ripercussioni anche pericolose secondo me». Scanzi dimentica che le più sanguinose azioni politiche finora hanno colpito proprio Trump e il giovane Charlie Kirk, voce nuova del conservatorismo Usa. Vabbè, son dettagli.

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Quindi tocca a Massimo Cacciari, che con i dovuti distinguo non si schiera tra le fila degli anti-Meloni a prescindere: «Rispetto ad altre destre europee, rispetto a quelle dei Paesi ex Patto di Varsavia, alla destra tedesca, ma anche alla Le Pen, Giorgia Meloni si sforza costantemente - al di là dei suoi toni vittimistici - di riciclarsi, di ripulire ciò che si potrebbe ancora avere di lei come memoria. Tra tutte le destre europee credo che lei sia onestamente la migliore». Sul referendum, aggiunge, la premier «non farà l’errore di Renzi, di personalizzare fino al punto per cui si vota per o contro di lei. Io voterò no, ma non perché creda che se passa il sì sia la fine della democrazia italiana». Non sarà una promozione piena, ma considerato il salotto ci si può accontentare.

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