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Cinema: Sylvester Stallone re del Festival di Roma con 'Bullet to the Head' (3)

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(Adnkronos/Cinematografo.it) - La timidezza di un tempo e' scomparsa lasciando il posto ad una presa di coscienza sempre maggiore, Sly ha fama di essere un tipo non facile, che oggi lo porta a considerare 'Bullet to the Head' una fase transitoria della carriera grazie al ruolo di sicario con un cuore. "Combina l'ottimismo di Rocky al lato oscuro di Rambo e -dice Stallone- mi permette di aprirmi a ruoli futuri diversi ma nel frattempo sto buttando giu' un'idea sul ritorno di Rambo. Uno come lui combatte anche quando non c'e' una guerra: non ha una casa in cui tornare e non puo' ritirarsi. Vuole morire in modo glorioso e non sa fare altro: chissa' che non torni per combattere l'attrice o in vesti femminili, si potrebbe chiamare Rambolina. D'altronde la societa' d'oggi e' piu' permissiva". La vena comica, sconosciuta ai molti, compare spesso nel film, anche attraverso situazioni un po' estreme come lo scontro con le asce. "Ci sentivamo come i vichinghi e infatti mi sono ritrovato a fronteggiare Conan (al secolo Jason Momoa), un gigante di quasi due metri agile come una pantera. E' stato un piacere essere colpito da lui perche' lo ha fatto con stile e non e' facile perche' il combattimento e' come una danza, ma violenta". (segue)

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