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Gigi Riva: Balo è l'uomo giustoInsistiamo con lui

Uno dei protagonisti dello storico 4 a 3: fu la mia impresa più grande

Lucia Esposito
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Rombo di tuono quell'Italia-Germania 4-3 lo ricorda ogni giorno come fosse ieri. Giri Riva, team manager dell'Italia dal 1986, da allora ha sempre partecipato a Europei e Mondiali, stavolta è rimasto a Cagliari. «Mi sono strappato sbattendo contro una porta di vetro - racconta l'ex bomber, 68 anni -, una lesione di 3 centimetri che non mi fa dormire. Nell'82 affiancai in radio Enrico Ameri, punto al decimo Mondiale della carriera, in Brasile voglio esserci, nello staff federale». Il duello a distanza fra Özil e Pirlo deciderà la semifinale di domani? «Il nostro calcio ha fantasia, la Germania punta sui muscoli, è sempre stato così». I tedeschi vengono da 15 vittorie ufficiali di fila, in 6 non hanno subito gol. Sono invulnerabili? «Dipende da chi prende il sopravvento. Magari chi domina neanche concede un tiro». Quarantadue anni fa il suo 4-3. «Fossimo stati eliminati, sarebbe stata una tremenda delusione, da allora i tedeschi si sono sempre sentiti ripetere la nostra impresa». Fra Europei e Mondiali, l'Italia è imbattuta, con la Germania... «Ci sarà un motivo, no?». Riva segnò il 3-3. Fu la più grande impresa della vostra carriera? «Per tutti noi. Lo scudetto con il Cagliari peraltro fu un discorso a parte: chi comandava non voleva che il titolo finisse in Sardegna, la mia terra era nota per pastori e banditi, ci sbattevano i delinquenti». Con il 4-2 alla Grecia, la Germania ha due giorni di riposo in più. «Nel '70 incisero le 24 ore in meno rispetto al Brasile, in Messico eravamo a 2400 metri, perdemmo la finale 4-1. Anche oggi tutto può incidere». Buffon ha la faccia arrabbiata, gioirà solo in caso di primo posto. «Da capitano dà una mano a tutti, quando la situazione è calda si espone sempre».  Balotelli è stato il peggiore, con l'Inghilterra? «Però crea occasioni. Preferisco chi le sbaglia a quanti ne procurano poche». Prandelli impiega tutti, esclusi Borini e Ogbonna. «Sa muovere le pedine al meglio». di Vanni Zagnoli 

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