Claudio Lotito, il patron della Lazio che ha pacificato la Lega: "Sogno un calcio autosufficiente"
Prima è stato decisivo nella trattativa Mediaset-Sky per i diritti tv, ora ha compattato Lega Serie A intorno al nome di Tavecchio come prossimo presidente Figc. Claudio Lotito, ma come fa a mettere d'accordo tutti? «Serve spirito di servizio, far convergere gli interessi dei singoli negli interessi collettivi senza tradire quelli dell'istituzione». Visti i voti dei club, "Lotito-Resto del mondo 18-2": della serie "il pallone lo porto io"... «Ma non ci devono essere vinti o vincitori, tutti devono contribuire a crescita e innovazione. Serve una scossa». Ha provato Andrea Agnelli a darla... «Però va accompagnata da atti concreti». Ma con il presidente della Juve non eravate alleati? «Infatti non c'è ostilità, si sono affrontate due filosofie diverse e ha prevalso l'interesse collettivo». Rinnovare o rottamare? «Parola che non mi piace, significa buttare quanto di buono è stato fatto. Non a caso ho coniato l'espressione rinnovamento nella continuità». E qui arriviamo a Tavecchio: perché lui e non Albertini? «C'era sintonia sul suo nome e sul progetto. La Lega Dilettanti rappresenta lo zoccolo duro del sistema ed è omologa delle società di serie A che sono il volano economico del sistema. Sposando queste due realtà vogliamo affrancarci da interessi corporativi, essere agili e autosufficienti». Con quale programma? «Portare il prima possibile serie A e B a 18 squadre e ridurre in modo significativo quelle della Lega Pro. È necessario per motivi economici e organizzativi; i troppi impegni hanno creato danni al sistema. Società efficienti sono pure un'assicurazione sulla vita lavorativa di chi è impiegato nel comparto». Il nome del prossimo ct è stato già individuato? «Dopo l'11 agosto affronteremo la questione, però puntiamo sull'orgoglio di un tecnico italiano. Abbiamo affrontato altri temi». Quali? «Abbiamo scritto una serie di proposte funzionali per rendere il calcio moderno, competitivo e autosufficiente». Insomma: Tavecchio il braccio, Lotito la mente. «Nella vita bisogna creare sinergie. Non dimentichiamo la sua esperienza: è stato sindaco (Ponte Lambro, Co, ndr), ha dimestichezza con l'economia, ha preso la Lnd nel '99 in condizioni disastrose e l'ha resa ricca e organizzata. Si sposa con la stessa filosofia: quando ho preso la Lazio aveva 550 milioni di debiti, con una perdita di esercizio annuo di 86,5milioni di euro a fronte di 84 milioni di ricavi annui, oggi usciamo in utile». Lei oggi è il grande pacificatore e al contempo il presidente più contestato d'Italia. «Nemo propheta in patria. È un fatto endemico di Roma». La vogliono pure morto. «Quando entri in un sistema e inizi a eliminare quegli interessi personali che hanno portato alla distruzione del sistema stesso, cercano di fermarti e screditarti. Accade anche nel rapporto con la tifoseria». Si riferisce al freschissimo “caso Astori”? «Anche. Attraverso radio e tv romane vengono riportate cose inventate». Se la chiamasse uno dei soliti tifosi... a proposito, le telefonano ancora per insultarla? «A qualsiasi ora del giorno e della notte. Per insultarmi e per minacciarmi». Dicevamo, se dovesse spiegare a un tifoso la vicenda Astori? «Semplice. Claudio Lotito, presidente della Lazio, non ha mai detto che avrebbe preso Astori. Ho detto che stiamo lavorando sulla difesa, ci sono due colpi in canna, ma non ho mai fatto nomi. Basta vedere quali sono i giornali che hanno messo in campo l'azione mediatica dell'auspicato ma non riuscito smacco ai miei danni: vorrà dire qualcosa... Ai tifosi continuo a dire che rafforzeremo la squadra. Ma io ormai parlo solo per comunicati: scripta manent». Dunque, insieme al nuovo mister Pioli ci sarà anche il ds Tare. «Certo, anche le voci sul suo addio sono fasulle. Ha detto che è pronto a metterci la faccia qualora entro la fine del mercato non abbiamo rinforzato la difesa. Poi, con tutto il rispetto, quello è Astori, mica Maradona... Balzaretti docet». Però c'è chi dice che se Lotito si è preso il calcio, la Roma si è presa lo scudetto d'estate... «Solo proclami, non mi sembra che abbiano vinto nulla. La Roma ancora ha il concetto del calcio come le bocce: ma qui non conta chi ci va più vicino». di Tommaso Lorenzini @Texbomb