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Sci Alpino, in Svezia molti sorrisi (e qualche incertezza) per le donne italiane

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Andrea Tempestini
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Tanti sorrisi. In Svezia, nella trasferta in extremis causa mancanza di neve del circo bianco, le azzurre hanno di che esser contente: un podio sfiorato e un rientro tra le migliori. C'è fiducia, la squadra delle discipline tecniche sta trovando risposte positive. C'è un “ma”, però. Le gigantiste stanno proseguendo il percorso della stagione passata, capitanate da Federica Brignone e Nadia Fanchini, capaci di esprimersi sempre ad alto livello. Nonostante l'ecatombe provocata dalle insidie di una pista tutta dossi, contropendenze e punti ciechi, l'esperienza di Manuela Moelgg e la freschezza di Nicole Agnelli e Marta Bassino contribuiscono ad elevare il tasso qualitativo di un gruppo solido. La sostanza è che, tra le porte larghe, l'Italia sia abbastanza una garanzia ovunque, ancor di più sul fondo barrato, dunque duro. E' qui però che sorgono alcune perplessità. Nello slalom speciale Chiara Costazza centra due manches buone e ritrova convinzione con un sesto posto d'attacco, mentre la Moelgg sfrutta la tenuta della pista per qualificarsi prima (pettorale numero 52) e riempire gli occhi con la sua sciata tecnica e pulita dopo. Le altre sono un po' più indietro eppure dimostrano spessore. La prestazione nel suo complesso però va rivalutata sotto un'altra luce, perché le nostre amano le nevi trattate come in terra svedese e tradizionalmente non deludono in tali condizioni: l'ottimo bottino e la giusta iniezione di ottimismo devono esser almeno rivisti con queste lenti e non indurre a facili entusiasmi. Ovviamente è doveroso riconoscere un miglioramento e un lavoro ben fatto, da Are giungono performances utili non solo al morale. Brave le ragazze, bravi i tecnici, i frutti di allenamenti e sacrifici sono evidenti. Nel mondo sportivo attuale dove la competizione è altissima e la concorrenza corre di fretta però è necessaria continuità, requisito ancora da dimostrare tra i pali più stretti, che per natura predispongono al rischio e complicano il raggiungimento dell'obiettivo ultimo. Manca la conferma su tracciati differenti: a quel punto potremo inappellabilmente parlare di crescita maturata. di Giulia Volponi

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