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Cesare Prandelli: "Ho rottamato la vecchia Italia"

Cesare Prandelli

Nicoletta Orlandi Posti
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Cesare Prandelli indossa il maglioncino d'ordinanza color  “viola Firenze”. Gli dona. Zampetta per i corridoi di Coverciano con innegabile abilità e passo tipico di chi sa dove si trova. Lo osservi e ti spiazza: ha sguardo semplice, non ti scruta dall'alto in basso, tende la mano, chiede «vuole un caffè?» e in definitiva proprio non diresti che di fronte hai il Ct della Nazionale italiana, mica l'ultimo dei fessi. «Venga con me che poi toccherà a dei giapponesi...». Lo seguo, finiamo in una stanza con tavolone da castello medievale, ci sediamo e la sparo grossa: diciamo la verità, la Juve ha fatto una brutta figura. «Ha lottato, ma di più non poteva fare. Il calcio italiano al momento non può pretendere troppo». Quindi ha ragione Conte quando fa capire che per vincere in Europa serve maggiore qualità. «Non ho ascoltato le parole di Conte, ma posso dire che anch'io la penso così. Per competere a certi livelli c'è bisogno di qualcosa in più. Però è anche vero che il suo gruppo è straordinario e col tempo migliorerà ulteriormente». In Italia la Signora non ha rivali. «Gli juventini facciano tutti gli scongiuri del caso ma direi che per lo scudetto i giochi sono fatti». Beckenbauer ha detto che Buffon è «pensionabile». «Battuta fuori luogo della quale si è già pentito. Gigi è ancora tra i più forti al mondo, guiderà gli azzurri in Brasile e poi chissà... Di sicuro ha l'entusiasmo di un ragazzino». C'è chi dice che Conte potrebbe decidere di fare un'esperienza all'estero. Lei ci ha mai pensato? «Tutti i tecnici italiani vorrebbero andare all'estero. I colleghi stranieri ci dicono sempre “ma siete matti a restare in Italia?”». Per una questione di soldi? «Ma no! Da noi sei in discussione partita dopo partita, all'estero la gente si gode i 90 minuti e finisce lì. Qui c'è una pressione esagerata, si fanno guerre senza senso». In passato è stato vicino alla Juventus? «Sì, è vero, un contatto c'è stato. Parlai con Moggi al termine della mia esperienza col Parma ma poi presero altre strade». Ci rimase male? «Scelsero tal Capello... Come fai a rimanerci male? E comunque io finii alla Roma, direi che sono cascato in piedi». Capitolo Balotelli: applicherà il famigerato codice etico per i 3 turni di squalifica? «No, i tre turni di stop sono più che sufficienti. Detto questo Mario deve imparare che non sarà mai un giocatore come gli altri. Avrà sempre le telecamere addosso, deve riuscire a controllarsi». La squalifica le è parsa esagerata? «Non ho letto il referto arbitrale ma qualcosa deve aver detto...». Gli ha dato qualche consiglio su come gestire il rapporto con l'ex fidanzata Raffaella Fico e la figlia? «Sono affari suoi e comunque non le dico se abbiamo parlato di questo...». È il miglior giocatore del campionato? «No, El Shaarawy è il migliore. Alla sua età ha preso sulle spalle il Milan nel suo momento più difficile, ha incredibili valori tecnici e morali». C'è chi dice che il Faraone soffra Mario. «Bugia. I due sono assolutamente complementari. Ringrazio Roberto Mancini per aver permesso a Mario di far coppia con lui anche a livello di club». Lei in campo ha mai fatto “balotellate”? «Negli anni '70 e '80 ne succedevano di tutti i colori ma per fortuna non c'erano tutte queste telecamere. Ora farla franca è impossibile». Di “cassanata” invece quest'anno c'è n'è stata soltanto una. Lei però con Antonio pare aver chiuso. «Non è vero. C'è chi dice che all'Europeo si sia comportato male e per questo io l'abbia messo da parte. La verità è che lui e Mario sono stati sempre corretti. Nessuno del gruppo si è lamentato». ...però niente più azzurro. «Volevo capire quanti giovani possono meritare l'azzurro. Se avessi insistito con Cassano non ci sarebbe stato spazio per El Shaarawy. Comunque per Antonio vale lo stesso discorso fatto la scorsa estate per Di Natale: se dimostrerà di stare bene potrà avere la sua chance anche dopo tante “non convocazioni”». E Totti? «Ha già risposto Mazzone per me: se in prossimità dell'evento avrà questa condizione psicofisica bisognerà tenerlo in considerazione. Poi ovviamente dipende da lui: del resto ha detto addio all'azzurro nel 2006...». Andiamo in Brasile per vincere? «Altra domanda?». L'estate scorsa ha pensato di lasciare l'incarico? «Sì, volevo più attenzione per la Nazionale a livello di stage e maggiore possibilità di lavorare con i ragazzi. I vertici federali si sono comportati molto bene con me. Certo se pensiamo che il Brasile per preparare la Confederations Cup è in giro da un mese e mezzo...». A chi lascerà la sua panchina? «Ci sono tanti meritevoli: penso ad Ancelotti, Spalletti, Mancini o lo stesso Capello. Comunque molto dipende dalla fortuna: Silvio Baldini e Marco Giampaolo, per dire, meritavano molto di più». Torniamo all'attualità: la sceneggiata di Schelotto è costata solo un turno di squalifica. «Spero di non vedere mai più una cosa del genere. Sulla squalifica non mi esprimo, dipende tutto dal referto». Moratti ha parlato di complotto ai danni dell'Inter. «Stimo moltissimo Moratti e ha il diritto di dire quello che vuole, ma non esiste alcun complotto, non scherziamo. Al limite credo agli errori umani». Di Stramaccioni cosa pensa? C'è chi guarda storto gli allenatori che arrivano al grande calcio senza aver fatto esperienza. «Non io. L'Inter l'ha scelto con attenzione e lo sta proteggendo molto bene nonostante certe pressioni micidiali. Io dico che merita la conferma, in fondo questa Inter è “appena nata”». Momento “mistico”. Lei è credente? «Credente e nei limiti del possibile praticante». In Polonia faceva i pellegrinaggi dopo le vittorie... «Non erano pellegrinaggi. Prima della partita con l'Eire dico al mio staff “se vinciamo vado là a piedi”. E indico un monastero in lontananza. Dopo il successo rientriamo in albergo: “È ora di mantenere la promessa...”. Mi seguono tutti i miei collaboratori perché pensavamo fossero solo 6/7 km. In realtà erano 23! Siamo partiti alle tre e siamo arrivati all'alba con decine di polacchi al seguito avvisati da alcune radio locali. Siamo diventati i loro idoli. Stessa cosa replicata dopo Inghilterra (16 km) e Germania (12)». E i giocatori? «Ci dicevano “voi siete matti”». Le posso chiedere per chi ha votato? «Per la prima volta in vita mia non ho votato. Sono contrario al cosiddetto “voto di protesta”. Ci fosse stato Renzi avrei scelto lui». E in passato chi ha scelto? «Fatti miei». Conosce Berlusconi? «Certo, persona eccezionale. Quando tutti dicono che è finito dimostra di che pasta è fatto. Mi ha voluto conoscere appena sono diventato Ct, ero a vedere il Milan e lui è stato gentilissimo». Di Grillo cosa pensa? «Ha capito quello che voleva la gente, solo che ora è il momento delle scelte, non delle parole». Il Quirinale per esempio. «Il mio sogno è vedere una donna salire al Colle. Saprei anche chi, ma meglio tacere». Ultime considerazioni su due azzurri “discussi”. Ha mai chiesto scusa a Criscito per averlo lasciato a casa dall'Europeo? «No, era l'unica cosa da fare. L'avessi portato sarebbe stato l'inferno per tutto il gruppo tra domande e accuse di tutta la stampa mondiale. Comunque lo seguo sempre con attenzione». Ma Bonucci... «A Bonucci non era arrivato alcun avviso di garanzia. Mimmo venne svegliato alle cinque del mattino, fu per tutti un risveglio traumatico». In tanti si chiedono perché continua a convocare Giaccherini anche se alla Juve non gioca mai. «Perchè è l'unico “universale” del calcio italiano. Può giocare ovunque e ti risolve moltissimi problemi a livello tattico. Vedrà che la Juve non se ne priverà mai». Ultimissima: esiste l'omosessualità nel calcio? «Guardi, ormai la domanda è superata, obsoleta, noiosa. Le dirò questo: quando giocavo all'oratorio c'erano bambini effeminati, ma fortissimi in campo. Beh, io li volevo sempre in squadra, mi interessa vincere, sa com'è...». intervista di Fabrizio Biasin

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