Inter, l'esordio di Luciano Spalletti e il sogno frustrato: Vidal
La sala conferenze è il primo teatro del filosofo astuto Spalletti. Lui sul palcoscenico, gli altri in platea. Si va a parare dove vuole Luciano. Ed è fondamentale prenderne atto, come prima cosa del nuovo campionato nerazzurro, perché è probabilmente ciò di cui aveva bisogno l'Inter: di un comandante con la parola forte e le spalle abbastanza larghe da reggere il peso della squadra e della proprietà distante, uno consapevole di chi ha di fronte e attorno. Un allenatore di rappresentanza e di sostanza. Quasi per un'ora, con le mani protese a volteggiare sopra il tavolo della sala del Suning Training Centre, il tecnico nerazzurro si esprime, battendo in particolare il chiodo sui calciatori. Loro, i protagonisti verso i quali «bisogna direzionare la torcia», che l'anno scorso hanno difettato in personalità, ora sono «la nostra garanzia». Spalletti ha eliminato gli alibi e distribuito responsabilità. E in questo aspetto è coerente, il suo pensiero non è cambiato: esiste un potenziale inespresso in questa squadra, solo da scovare. Per provare a valorizzarlo, Luciano si fa piacere ciò che c'è. È un pirata che difende la sua ciurma, e non è banale visto che le premesse del mercato erano forse superiori a ciò finora realizzato. Molti tifosi si sono illusi, e con loro anche il tecnico: «C'ero cascato anche io, quando parlavate di Vidal e Sanchez mi mettevo al cancello per accoglierli. Poi mi sono dato un pizzicotto». È stato condotto «un mercato normale», a cui il mister si dice «abituato» e le cui motivazioni «non vanno dette». Affermazioni chiare che però vanno calibrate in base al tono: non quello di una lamentela, in stile ultimo Mancini, ma quello di una presa di coscienza sana, positiva. Si riparte, dalla Fiorentina (ore 20.45, diretta Sky Calcio 1 e PremiumSport), da quel San Siro che «deve essere un incontro in cui ci si ama alla follia e non c'è possibilità di tradimento». E dal “solito” 4-2-3-1 impostato dall'ex Pioli, che sarà il primo avversario, con molti dei soliti noti, soprattutto in avanti, con Icardi («Gli mancano minuti, ma sta bene») supportato da Perisic («Un professionista esemplare»), Joao Mario e Candreva («Vogliamo tenerlo, ma su di lui può arrivare il Chelsea»), e con Handanovic tra i pali, D'Ambrosio terzino destro, Skriniar al fianco di Miranda, Dalbert in vantaggio su Nagatomo a sinistra, e Valero al fianco di Gagliardini (favorito su Vecino) in mediana. E a guidarli, per la prima volta in una gara ufficiale, Spalletti, il filosofo pragmatico contento di ciò che ha e a cui non rimane che dimostrarlo. di Claudio Savelli