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Paulo Dybala fa panchina alla Juventus? Giusto così, è uno dei tanti

Andrea Tempestini
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Dopo due panchine consecutive, Paulo Dybala torna titolare oggi nella sfida di Coppa Italia contro il Genoa. Fino a qualche tempo fa l'argentino avrebbe scampato serate gelide come questa, comodamente seduto in panchina o a casa a vedere le riserve scendere in campo per far rifiatare i titolari. Adesso che invece tra i panchinari c'è finito pure lui, la storia si è capovolta. Allegri, dopo averlo coccolato e protetto a lungo, ha capito che il tempo della carota è finito: adesso serve il bastone. Leggi anche: Dybala, crisi con la Juve? Tutta colpa di questa clamorosa foto I due miseri gol racimolati dal numero dieci bianconero nelle ultime 15 partite non sono spiegabili soltanto con un calo di forma o con la sfortuna. A questi alibi non vogliono dar retta i dirigenti juventini, Nedved in primis, che hanno scelto di riprenderlo pubblicamente, divulgando il problema e mettendo il giocatore davanti a tutti. «Faccia più sacrifici nella vita privata», lo aveva ammonito il vice presidente della Juve, camuffando un ordine con un consiglio. Così, mentre in pubblico continua a difenderlo, a dire che «deve solo stare tranquillo», Allegri ha spedito il suo miglior giocatore in panchina per due volte consecutive, rinunciando a schierarlo dal primo minuto anche nel big match contro l'Inter. L'ultima volta che la Joya aveva perso la titolarità per due gare di fila era un anno fa esatto, ma in quel caso era reduce da un lungo infortunio muscolare e la panchina serviva come precauzione, non come punizione. Invece adesso è stato messo con la faccia al muro, come capita agli allievi più indisciplinati, lasciando intravedere il tentativo di Allegri di fargli ritrovare la rabbia perduta, la brillantezza oscurata da vicende extracalcistiche. Secondo molti, infatti, la crisi del talento argentino ha avuto origine in estate con l'addio alla storica fidanzata Antonella, arrivato in concomitanza con la separazione dal vecchio procuratore Pier Paolo Triulzi, che è stato sostituito dal fratello maggiore di Paulo: Mariano. Se con la 22enne studentessa argentina i tormenti sembrano ormai alle spalle - lei lo ha raggiunto a Torino e due sere fa erano insieme alla festa di Natale della Juve -, non si può dire lo stesso per quanto riguarda il discorso procuratore. Non è un mistero, infatti, che la Juve apprezzi assai poco il modus operandi di Mariano Dybala, che sul fratello minore Paulo, rimasto orfano di padre a 13 anni, ha una forte influenza. Le voci su un presunto viaggio a Parigi di Mariano per trattare coi dirigenti del Paris Saint Germain avrebbero mandato su tutte le furie Agnelli e Marotta. «Neymar andrà al Real Madrid e Dybala può sostituirlo», avrebbero assicurato i dirigenti del Psg al clan argentino. Il problema, temono alla Juve, è proprio questo: Dybala ha iniziato a volare troppo in alto, a montarsi la testa credendo di essere ormai al livello di Messi, Ronaldo e Neymar. Ma la realtà, come mostrano i numeri, è molto più cruda: alla sua stessa età, Messi si era già aggiudicato tre palloni d'oro e tre Champions League, Cristiano Ronaldo era già un fenomeno planetario e Neymar aveva vinto i maggiori trofei europei e sudamericani. In Europa, invece, il “best of” dell'argentino contiene solo la doppietta rifilata lo scorso aprile al Barcellona in Champions League. Poi la deludente finale di Cardiff. Ma ora, a 24 anni, il tempo per rimediare c'è. Basta rimettere i piedi per terra. di Francesco Morrone

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