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Milan, la maledizione dopo l'addio dei cinesi: la mazzata sui conti, raffica di multe

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Gino Coala
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È un tormentone che non finisce mai. Da circa un anno il destino del Milan è vincolato alle decisioni dell' Uefa. E dopo gli schiaffi a ripetizione ricevuti della disastrosa gestione Yonghong Li-Fassone (dalla bocciatura del voluntary all' esclusione dalle Coppe), ora tocca a Elliott attendere con trepidazione la decisione della Camera giudicante di Nyon. In due ore (dalle 9 e 30 alle 11 e 30), il presidente Paolo Scaroni, Gordon Singer, il team di legali e i membri del Cda, Franck Tuil e Giorgio Furlani, hanno cercato di perorare la causa rossonera, ma la strada sembra tracciata. La sentenza, che arriverà entro la fine del 2018 («Mi auguro tempi brevi», ha detto Scaroni) dovrebbe prevedere una multa per la violazione del fair play in riferimento ai bilanci 2014-2017 (tant' è che il club di via Aldo Rossi ha accantonato circa 18 milioni) e probabilmente una restrizione della rosa. Mentre a marzo del 2019 si aprirà la partita sugli sforamenti della gestione cinese 2017-2018. Difficile che siano inserite limitazioni dirette per il mercato di gennaio. Certo, essendoci in ballo i paletti ai giocatori schierabili e altre decisioni dell' Uefa, il Milan non potrà darsi alla pazza gioia. La società è soddisfatta? Difficile esserlo, ma era anche complicato attendersi qualcosa di diverso. Il fondo di Paul Singer aveva già fatto un mezzo miracolo evitando, con il ricorso al Tas, l' esclusione dalle coppe, ma se la sentenza dell' Uefa dovesse rivelarsi più dura del previsto non sono esclusi colpi di scena. L' Uefa e il fair paly finanziario, dopo gli "aiuti" a City e Psg rivelati da Football Leaks, non godono di una buona reputazione. di Tobia De Stefano

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