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Non è Cristiano Ronaldo: la verità di Luciano Moggi sul "segreto" della Juventus

Davide Locano
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E anche sabato "l' uomo ovunque", Mandzukic, ha deciso la partita facendo, tra l' altro, il boia e l' impiccato. È stato nell' occasione un buon difensore, da centrocampista ha interrotto tantissime azioni degli avversari, da attaccante ha sovrastato Santon nell' azione che ha deciso la partita. E la Juve, con un suo gol, ha battuto la Roma 1-0. Il croato ha dalla sua la fisicità, è un generoso che non disdegna mai di andare in aiuto di qualche compagno in difficoltà; ciò nonostante sa trovarsi sempre puntuale là dove arriva la palla da depositare in rete, di forza, se occorre, ma anche con tocchi di gran classe. Non segna mai tre gol a partita, fa però quelli decisivi, che fino ad ora hanno portato punti con Milan, Inter, Lazio e Napoli, e Roma compresa. A fine gara alcuni (tra questi purtroppo qualche allenatore) hanno parlato di due partite in una: quella del primo tempo che ha visto la supremazia tecnica e agonistica della Juve e quella della ripresa a favore invece dei giallorossi. Non è nostra intenzione dare lezione di calcio a nessuno, ma qualche raccomandazione a chi commenta le partite ci sentiamo di farla. Semplificando: mentre è stata manifesta la supremazia della Juve nei 45' iniziali (dove ha anche segnato il gol della vittoria), secondo noi sarebbe da discutere il fatto che la Roma sia stata migliore nella ripresa: se vogliamo magari più attenta e propositiva, ma mai pericolosa. Secondo noi i veri motivi che hanno fatto perdere l' incontro alla Roma sono di origine strutturale: le sbavature difensive di Santon e Fazio, la lentezza esasperante di Cristante e Nzonzi che rende il centrocampo giallorosso troppo e sempre prevedibile, mentre Schick e Under, davanti, non ne hanno azzeccata una. La Juve invece ha dietro una saracinesca come Chiellini, che riesce a frenare sempre le velleità dell' attaccante di turno, un centrocampo con Bentancur e Matuidi che mordono le caviglie ai colleghi avversari, un tuttocampista come Dybala (così vengono definiti oggi quei giocatori che sanno legare i reparti come sta facendo l' argentino) e un Ronaldo che, solo con la presenza, intimorisce l' avversario. Di Mandzukic abbiamo già detto. Il resto sono chiacchiere. La squadra di Allegri è campione d' inverno e la segue a distanza il Napoli di Ancelotti, che non ha fornito una grande prestazione al San Paolo contro la Spal e si è salvato nel finale grazie alle grandi parate di Meret. Si è preso però i tre punti preziosi per non perdere ulteriore terreno dalla Juve e per allontanare l' Inter, terza in classifica: 8 sono i punti che dividono i nerazzurri dai napoletani, ben 16 quelli tra gli interisti e la capolista. Un distacco abissale soprattutto per gli uomini di Spalletti che a Verona contro il Chievo fanalino di coda vanno in vantaggio con un gol del rinato Perisic, ma non riescono a chiudere e vengono raggiunti da un gol bellissimo del "vecchio" Pellissier. Più ingenua che sfortunata l' Inter nell' occasione. D' altra parte questa squadra, come la società, le cose semplici non le sa fare. Spettacolarizza tutto, come ad esempio la giusta punizione a Nainggolan, resa di pubblico dominio senza la necessità di doverlo fare. Sarebbe stato forse meglio punire il giocatore, far dire a Spalletti in conferenza stampa che la mancata convocazione era dovuta esclusivamente ad un ritardo di forma, e farlo magari allenare a parte quando i colleghi del belga scenderanno in campo a S.Siro contro il Napoli. Perde il Milan in casa contro la Fiorentina ed è sopravanzato al quarto posto della classifica dalla Lazio vittoriosa all' Olimpico contro il Cagliari. Lotta serrata per la conquista del quarto posto: in lizza anche la Samp. di Luciano Moggi

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