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Il presidente degli arbitri italiani propone un reddito di cittadinanza per gli ex fischietti

Davide Locano
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L'olandese Kuipers, l' arbitro degli ottavi di finale di Champions tra Juve e Atletico, con le partite di calcio non ci arrotonda nemmeno, visto che ha un patrimonio a sette zeri: a 45 anni ha una catena di supermercati che gli consente di avere in banca 12.4 milioni ed essere considerato il fischietto più ricco al mondo. Se si pensa che il gettone per una partita di serie A è di 3.800 euro (gli assistenti arrivano a 1.000 euro, 500 euro per il quarto uomo e 1.500 euro e 700 euro rispettivamente per l' arbitro al VAR e l' assistente al VAR) si capisce bene che per uno come Kuipers sarebbero delle mancette. Come lui ce ne sono altri, ad esempio lo svedese Eriksson (l' arbitro di Roma-Bayern 7-1, tra le altre), che qualche anno fa si ritrovò socio di una start-up innovativa venduta per 10 milioni. Certo, oltre al gettone bisogna considerare che a seconda dell' esperienza accumulata, gli arbitri dispongono anche di uno stipendio fisso che corrisponde ai diritti d' immagine (un arbitro internazionale guadagna 80.000 euro annui, quelli che hanno diretto oltre 71 partite arrivano a 72.000, da 51 a 70 gare 62.000, da 26 a 50 gare 55.000 e da 1 a 25 gare 45.000 euro), ma comunque molti di loro per arbitrare le partite sottraggono tempo al "vero" lavoro. AIUTI BIENNALI Per tutti loro il presidente dell' Aia Marcello Nicchi sta lavorando a un progetto per rendere più adeguato il sostegno economico ai direttori di gara: un reddito di cittadinanza per gli arbitri. Intervenendo a Radio Anch' io Sport, Nicchi ha spiegato di voler sostenere sia gli arbitri in carica, sia quelli già dismessi per limite di età, creando nuove frontiere di impiego che siano di supporto alla struttura Aia: «Ci sono dei professionisti che per arbitrare in Serie A e in Serie B lasciano il proprio lavoro e si ritrovano senza nessuna fonte economica al termine della carriera. Il progetto è quello di un fondo di solidarietà di durata biennale, che aiuti queste figure a ricrearsi una vita in attesa di una nuova professione». Che visto l' impiego della tecnologia in campo potrebbe andare a braccetto con quella di direttore di gara. L' idea di realizzare un centro di specializzazione unico a Coverciano per gli addetti al Var potrebbe aiutare molti arbitri a ricollocarsi dal campo al monitor, mettendo a disposizione l' esperienza maturata in carriera. ESPERTI DI VAR «Non è escluso che in futuro possa crearsi un gruppo ristretto di esperti al VAR - spiega Nicchi -. Servono personalità con l' attitudine giusta, in grado di aumentare la qualità e la velocità delle decisioni. Confido nella possibilità di includere gli ex arbitri in questa novità, la loro esperienza sarebbe preziosa». Sulla novità si è espresso anche il presidente della FIGC Gabriele Gravina: «La definizione reddito di cittadinanza non mi piace perché sa di assistenzialismo - dice -, ma è giusto supportare in un processo di solidarietà gli arbitri che hanno scelto il professionismo e poi a 40 anni si ritrovano dismessi con una famiglia a carico. Quanto a separare le carriere creando specialisti al Var è una possibilità che trovo molto interessante». Del resto non si vive di sola passione, specie se questa coincide spesso con le valvole di sfogo di tifosi, giocatori e club. Un reddito di arbitraggio, in questo senso, aiuterebbe di certo a sopportare meglio gli insulti. di Daniele Dell'Orco

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