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Inter, la sindrome-Meazza: la squadra di Spalletti è malata, la Champions è a rischio

Davide Locano
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Domenica l' Inter dovrà giocare contro se stessa, prima che contro l' Empoli. Nonostante quest' ultima sia una delle squadre più in forma del campionato (tre vittorie consecutive), la truppa di Spalletti dovrà prima fare i conti con il contesto avverso che lei stessa ha creato. L' impressione è che il Meazza possa diventare un fattore negativo, visto che la frenata dell' Inter (10 punti nelle ultime 7 gare) ha incupito l' umore dei tifosi. L' anatomia del pubblico di San Siro è nota: se la squadra nerazzurra è propositiva e coraggiosa, i tifosi la spingono verso l' impossibile, se è timorosa, il tifo si trasforma in un ostacolo. Così si attiva un circolo vizioso in cui i giocatori, impauriti di fronte alla possibile reazione negativa della loro gente, ne vengono sommersi quando quest' ultima si manifesta. Non è un caso che, nonostante il tifo nerazzurro in casa sia da record (oltre 61mila spettatori in media quest' anno, quinto in Europa), l' Inter finora a San Siro abbia fallito tutte le partite da dentro o fuori. Leggi anche: Antonio Conte, Biasin: fatta con l'Inter ONDA NEGATIVA Con il Psv nei gironi di Champions finì 1-1, quando bastava una vittoria per il passaggio del turno; con la Lazio nei quarti di Coppa Italia trascinò a fatica la partita ai rigori (Icardi pareggiò Immobile), dove salutò la competizione che poteva dare slancio alla stagione; con l' Eintracht agli ottavi di E-League, al netto delle assenze, palesò un atteggiamento rinunciatario e lo 0-1 non rese giustizia alla supremazia dei tedeschi. Il Meazza non genera un effetto negativo di per sé (l' Inter ha perso 3 partite in casa in A rispetto alle 6 lontano da Milano), ma si manifesta nelle gare in cui la squadra è chiamata ad un' assunzione di responsabilità. Tra tutte, ne è prova la sfida alla Lazio dello scorso 31 marzo: sull' onda del derby vinto, l' Inter poteva dare il definitivo strappo nella corsa Champions, invece fu anonima e perse 0-1. Lo stesso approccio si è ripetuto al Meazza con Atalanta, Roma e Juve (tre pari), dove l' Inter non ha saputo sfruttare il fattore casalingo. Non è una novità, se è vero che nella penultima giornata della scorsa stagione, contro il Sassuolo, la squadra di Spalletti perse 1-2 e rischiò di salutare la Champions, non fosse stato per il pareggio del Crotone con la Lazio. Su quest' ultima l' Inter riuscì a prevalere, ma all' Olimpico, quando i giocatori si ritrovarono liberi dalla pressione dell' ambiente e consapevoli di non aver nulla da perdere. Rispetto ad allora l' Inter arriva all' ultima giornata con un pregresso opposto: ha bruciato gli 8 punti di vantaggio sulla quinta con cui aveva terminato l' andata e, rispetto ad Atalanta, Milan e Roma, deve affrontare il timore del fallimento. L' impressione che incentiva la possibilità di un borbottio dei tifosi è che i punti di vantaggio non siano stati persi per una mancanza di qualità, ma di personalità. Fosse vero, contro l' Empoli a maggior ragione è chiamata ad assumersi le proprie responsabilità, a governare non solo la partita ma anche lo stadio. di Claudio Savelli

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