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Juventus, rivoluzione in corso: la squadra di Maurizio Sarri è bella, sarà anche possibile?

Cristina Agostini
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Anziché pretendere che la Juve sia già a immagine e somiglianza di Sarri bisognerebbe valutare il fatto che non abbia fretta di cambiare. Nel calcio il tempo non si compra ed è necessario per organizzare una rivoluzione come quella bianconera: Sarri è l' antitesi di Allegri nel modo di pensare il gioco e quest' ultimo è rimasto su quella panchina per 5 anni, dunque si è insinuato nelle abitudini dei giocatori. È positivo che la Juve non abbia fretta di cambiare perché in questi casi il rischio è fare il passo più lungo della gamba e ritrovarsi in un tunnel di difficoltà, perdere le partite e alla lunga essere costretti a rinunciare al cambiamento. E quindi, a quel punto, il tempo impiegato è sprecato. AVANTI PER GRADI - Meglio procedere per gradi, come accade alla squadra, che qui e là indossa il vestito cucito da Sarri e si mette a giocare alla grande. È però un abito ancora stretto, che il gruppo non può permettersi di indossare per un' intera partita. Sarri lo sa e pazienta. Lo sfodera e poi lo ripiega. Non forza la mano perché non è uno sprovveduto: tra l' altro si sta giocando l' occasione della vita, mentre ribalta la Juve deve anche racimolare risultati, anche in sfide abbordabili come quella di domani (ore 18) con il Verona. Lo sta facendo, alternando la squadra del futuro a quella del passato con un equilibrato dosaggio. È evidente che non possa godere ancora di una creatura compiuta soprattutto perché quando quest' ultima si mostra, come nella prima ora di gioco contro il Napoli e nella seconda metà di gara contro l' Atletico, poi ne paga dazio: 3 gol subiti dai partenopei, 2 dai colchoneros, dopo le due frazioni migliori della stagione. Non è un caso, è la prova che la coperta è ancora corta. Predicare il vangelo secondo Sarri richiede uno sforzo elevato ai giocatori, che infatti crollano fisicamente e, soprattutto, psicologicamente dopo aver brillato. I bianconeri devono cambiare abitudini, imparare a gestire la bellezza che loro stessi producono, non specchiarsi in essa ma sentirsi inappagati fino al fischio finale. Il gioco di Sarri è una continua ricerca della perfezione che nel calcio è irraggiungibile, dunque fa leva su una condizione di insoddisfazione perenne nei giocatori. I bianconeri sono ancora abituati a farsi bastare il minimo perché questo prevedeva l' insegnamento di Allegri. Ed era proprio questa la forza della vecchia Juventus. PROBLEMI - Si capisce che il cambiamento è più profondo di quanto si possa pensare. In questo contesto vanno anche considerati i problemi ordinari, come gli infortuni. Li hanno tutti, ma a Torino hanno colpito pedine fondamentali per il passaggio di consegne: Chiellini, che avrebbe concesso tempo a De Ligt e risolto qualche problema di assestamento della difesa, mantenendola più "allegriana"; Douglas Costa, che è un' arma unica; e quello pregresso di Ramsey, il centrocampista che meglio si adatta al nuovo tecnico. E ai problemi ordinari si sono sommati quelli straordinari come la polmonite che ha allontanato fisicamente Sarri e ne ha rallentato l' inserimento. Nonostante tutto, e al netto del fatto che siamo solo a inizio stagione, la Juve ha dimostrato che quando trova il ritmo non è solo bella da vedere, ma anche efficace. E soprattutto, seppur a sprazzi, è già qualcosa di concreto, di possibile. E questa, per ora, è la vittoria più grande. di Claudio Savelli

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