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Juventus e Atalanta, due formazioni con qualche difetto ma molto europee

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Caterina Spinelli
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L' Atalanta è un modello di calcio europeo, ma di questo calcio prende sia tutto il meglio che tutto il peggio. Non ha abbastanza esperienza per sfruttare le virtù di questo gioco a tutto campo, insistente e continuo, applicato da un gruppo di giocatori che sanno fare tutto. Abbiamo visto difensori come Toloi entrare nell' area avversaria e attaccanti come Duvan e Gomez che ripiegano in trincea. Il peggio è la superficialità nelle coperture preventive, quella strana idea che non si possa difendere mai in posizione ma solo in avanti, andando a mille all' ora. Paga l' inesperienza, l' Atalanta. Si pensa che l' abitudine alla Champions sia un cliché finché non si affronta questa competizione e ci si accorge che non averla è una condanna. L' Atalanta non ce l' ha, non può averla, può solo provare a giocare come ha sempre fatto. Stavolta ci è riuscita, lo Shakhtar ha vinto un po' per caso e un po' perché i nerazzurri non hanno saputo rinunciare alla vittoria. La squadra ucraina non ha fatto molto di più che rimanere in partita, solo che ci è rimasto senza fatica, mentre l' Atalanta ha dovuto andare al massimo, cercando il meglio di sé. È questa la differenza che si è palesata nel gol finale, un premio che l' Atalanta ha cercato e meritato a lungo e che invece è caduto tra i piedi dello Shakhtar. Ed è questa l' esperienza nella competizione di cui si accennava. È un peccato che l' Atalanta sia già condannata perché avrebbe meritato di giocarsi il sogno più a lungo e di mostrare il suo calcio continentale al continente. C' era spazio per diventare una sorpresa, ma questo spazio è stato azzerato dal peccato originale con la Dinamo Zagabria e dalla punizione eccessiva del Meazza. Ora la Dea potrebbe accusare il contraccolpo, spaventarsi, ritirare le energie impiegate in Champions per concentrarsi solo sul campionato. Ma rimane la squadra più europea d' Italia, non lo fosse non avrebbe mai esordito in questa competizione. Una competizione che la Juventus sta giocando in maniera diversa. Con il baricentro più alto, la difesa molto vicina al centrocampo, più passaggi e meno iniziative personali. Il Leverkusen è morbido, un avversario senza classe né forza per contestare la partita, ma il merito va anche alla squadra di Sarri che è sempre stata in controllo, di sé e dei rivali. È come se si stesse cercando pian piano senza mai forzare, mantenendo sempre l' occhio sul risultato. Ci sono poche cose di Sarri in una partita della Juve, ma ogni volta c' è qualcosa di nuovo. È come un mosaico che va a comporsi piano piano, troppo complesso per farlo tutto in una volta. L' importante ora è che ogni tassello posizionato sia nella posizione corretta. Stavolta è toccato alla retroguardia, sempre in sincronia secondo i dettami di Sarri. Ci sono ancora dei difetti, ad esempio la collocazione di Bernardeschi, autore del raddoppio ma spesso estraneo al gioco. Ma la Juve sta cambiando, un po' come l' Inter che affronterà domenica. Sta cambiando, tra l' altro, senza intoppi nei risultati. Non era scontato, anche se la naturalezza con cui gioca e vince ce lo fa dimenticare. di Claudio Savelli

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