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Calcio, la ricerca scientifica che terrorizza i giocatori: "Qual è la causa di demenza e Alzheimer"

Stefano Boffa
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I colpi di testa nel calcio sarebbero causa di demenza e patologie neurodegenerative. A dirlo è uno studio epidemiologico retrospettivo di un gruppo di ricercatori dell'università di Glasgow diretto da Daniel F. Mackay, il quale ha condotto degli studi su un gruppo di circa 7.000 ex calciatori professionisti scozzesi che getta nuove ombre sulle conseguenze a lungo termine della pratica professionistica in ambito calcistico. Lo studio è stato pubblicato sul New England Journal of Medicine e ha dimostrato come "la mortalità per le patologie neurodegenerative era più elevata tra gli ex calciatori scozzesi professionisti rispetto al gruppo di confronto", a causa de "l'alta quantità totale degli impatti del pallone con la testa accumulati in carriera". Sulla ricerca ha influito anche l'alto uso di farmaci anti-demenza da parte degli ex calciatori, maggiore rispetto a quello del gruppo di confronto. A spegnere le polemiche sulla ricerca c'ha pensato Robert A. Stern, con un editoriale pubblicato sempre sul NEJM, dove invita le persone a non farsi prendere dal panico, soprattutto i genitori che mandano i loro figli a giocare e i calciatori dilettanti, dato che le ricerche sono state svolte su giocatori professionisti e, quindi, i dati potrebbero risultare diversi (un calciatore professionista colpisce il pallone di testa un 6-12 volte di media nell'arco di una partita, senza contare quelli compiuti durante gli allenamenti). Per questo motivo, Stern si auspica che il discorso delle malattie neurodegenerative correlate con i colpi di testa venga approfondito attraverso analisi ad hoc che includano anche i dilettanti.

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