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Cristiano Ronaldo ci ha fregati tutti: sembrava in crisi, invece macina record e dribbla anche i media

Gabriele Galluccio
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Cristiano Ronaldo dribbla tutti? Non proprio, se osserviamo i numeri raccolti dal sito specializzato whoscored.com. Il dribblomane della serie A è il talentino del Sassuolo Jeremie Boga, 6,5 di media a partita dei quali 4,6 riusciti. Il portoghese della Juve è solo 34esimo (2,5 tentati e 1,6 andati a buon fine), tanto che la puntuta affermazione di Fabio Capello sparata a inizio novembre, «Ronaldo non salta l'uomo da tre anni», aveva alzato un vespaio eppure non appariva del tutto campata per aria, se pesata come l'analisi tecnico-tattica di un allenatore che di giocatori al top ne ha avuti fra le mani. Per approfondire leggi anche: Allegri sparito e senza squadra Anche don Fabio tuttavia finisce nel girone degli sbugiardati, in compagnia di tanti altri tromboni fra i quali, nostro malgrado, ci ritroviamo un po' tutti come categoria giornalistica, con somma goduria di quanti vorrebbero la chiusura dei quotidiani, «buoni solo per incartare il pesce» e, più in generale, l'estinzione della razza dei cronisti tout court. In realtà siamo stati tutti dribblati e spernacchiati dal portoghese perché, nel giro di tre mesi, da quella sostituzione con il Milan (con annessa polemica con Sarri) agli 11 gol di fila segnati in queste ultime sette partite, il pallone ha iniziato a rimbalzare come vuole lui e ad andare dove vuole lui, mentre noi restiamo a guardare. Da inizio novembre ad oggi siamo passati da titoloni di prima pagina come «CRisi» a «Sono bionico» (Corriere dello Sport); oppure da «È il peggior Cristiano degli ultimi 10 anni» a «Cristiano da record: mai così bene da quando è alla Juve» (foxsports.it); e ancora, da «Ronaldo, adesso alla Juve hanno un dubbio» a «Ronaldo, ancora una doppietta: la Juve prova la minifuga» (liberoquotidiano.it). Tre esempi pescati così, nel mare magno dei titoli dicotomici e a volte schizofrenici, quasi sempre dettati soprattutto dalla contingenza del momento, dalla necessità appunto di "dare un titolo" e tentare di analizzare, capire senza ritrovarsi a vestire i panni del tifoso o quelli dell'avversario/detrattore. Mettendo in conto il fatto che "in 90 minuti può cambiare tutto", una banalità terrificante quanto frequente, ascrivibile a qualunque intervista pre o post partita di calciatori o addetti ai lavori che raramente si sbottonano o si convincono a dire qualcosa di più interessante. CICLICITÀ Eppure l'essenza liquida del calcio è questa, è ciclica, consente a tutti a turno di aver torto o ragione e investe anche questo fenomeno di quasi 35 anni (li compirà il prossimo 5 febbraio) che da cime vertiginose può scivolare in momenti di ombra. Capita. Dunque, la notizia di questo gennaio 2020 è che Cristiano Ronaldo non è finito, non segna e non si impegna alla morte soltanto con la sua Nazionale ma è "vivo e lotta in mezzo a noi" e crede nel progetto Juventus. Lo testimoniano le 49 occasioni da rete avute in stagione in serie A (16 quelle realizzate, più i due centri in Champions), trovandosi dietro solamente al capocannoniere laziale Immobile (23 reti e 50 chance); e lo testimonia la statistica che lo vede come unico giocatore ad aver segnato ogni stagione almeno 15 gol in uno dei cinque maggiori campionati europei dal 2006/07 ad oggi (414 in totale). UNA SENTENZA In più, CR7 è il primo bianconero a segnare almeno 16 reti nelle prime 20 di campionato come non capitava dal quel 1960 in cui Omar Sivori ne fece 17. Insomma, Ronaldo è una sentenza. Il 26 febbraio il Lione aspetta la Juve in casa per l'andata degli ottavi di Champions. Manca poco più di un mese, la forma di Cristiano sta ancora salendo e con essa l'attesa per l'assalto alla Coppa che ossessiona i tifosi. Chissà, magari il portoghese si prenderà una pausa e torneremo a scrivere: "Allarme Champions, Ronaldo non segna più". Nessuno vuole fargli il funerale, lasciateci almeno criticarlo quando lo spettacolo e le performance che offre non rispondono allo standard al quale ci ha abituato da quasi venti anni. In fondo è un po' anche "colpa" sua. È lui stesso ad essere il suo primo critico, non crediamo che ad un alieno faccia troppa impressione ogni tanto sentirsi dare dell'essere umano. di Tommaso Lorenzini

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