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Cristiano Ronaldo, croce e delizia per la Juve: toglie equilibrio a scapito di Higuain

Davide Locano
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Contropiedone di 50 metri, finta, destro nell' angolino, gol. Il calcio, apparentemente, è una cosa semplice, ed è ancora più semplice se ti chiami Cristiano Ronaldo. Però, uno come CR7 costa, non solo in termini di danari e bilanci, ma anche sul campo. Condiziona gli equilibri di una squadra, specie se il suo tecnico su equilibri, movimenti, automatismi ci ha costruito una carriera e una giusta fama. E finisce che inciampi, anche se sei la Juve 8 volte di fila campione. Leggi anche: Sanremo 2020, la fuga di Cristiano Ronaldo dall'Ariston La sensazione tangibile che offre Madama è ancora e sempre che Sarri abbia rinunciato a Sarri, e provi a fare quadrare il cerchio dovendo crearsi una formula da navigato artigiano della panchina. E non ci riesce. E perde. Ronaldo è l' uomo del destino ma complica la vita agli altri, a cominciare dal suo reparto, dove Higuain si è spompato prima e si è innervosito poi (sostituzione) per un lavoro che deve sobbarcarsi anche per la stella. Ma anche il centrocampo non dispone degli interpreti per il gioco del mister toscano: e quando incroci gente come quella del Verona, che è una sorta di Atalanta, finisce che non tocchi palla o quasi per gran parte del primo tempo. E che nella ripresa, quando si tratta di gestire il vantaggio, le idee e i piedi di Pjanic siano confusi al punto di regalare il pari ai gialloblu, che alla fine ci credono e si prendono una vittoria incredibile quanto meritata. La perplessità che continua ad alimentare la Juventus è benzina per le speranze delle contendenti scudetto, attese da una domenica complicata. E il paradosso è che forse affronti un passaggio più rischioso la Lazio, che ha giocato mercoledì ed è attesa da un' altra signora squadra - il Parma - che l' Inter, primo nome del cartellone del derby. Parola che dovrebbe bastare a definire una partita da 1X2, ma il Milan che alza la cortina fumogena sulla presenza del totem Ibrahimovic, unico spauracchio da opporre alla banda Conte, non incoraggia le speranze già tenui di un colpaccio del Diavolo. Chi si ferma, alle spalle della Juve, potrebbe già essere perduto e declassare le sue ambizioni alla qualificazione Champions, obiettivo su cui piomba ancora la citata Atalanta: svantaggio, cambio di marcia e rimonta vincente su un campo minato come quello di Firenze. Ora è quarto posto solitario, e la Roma appena distaccata appare come uno di quei cavalli trottatori in rottura prolungata. Quella che è invece già triste, tristissima realtà in cambio del Torino: la cacciata di Mazzarri non ha prodotto effetti. Quarta legnata tra campionato e Coppa, Sirigu ha raccolto la palla dalla sua rete per 18 volte. Il "tremendismo", in casa granata, sta assumendo un nuovo significato: una nuova partita è sempre più tremenda di quella prima. di Davide Gondola

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