Ancora pochi giorni e si riparte, direzione Indianapolis. Dopo tre settimane di vacanze la MotoGP torna in pista e guarda a quella che si preannuncia una seconda parte di stagione ricca di significati. Poche certezze, molti punti interrogativi, una voglia matta di dare giù gas e sportellare, sperando, pregando che quel diavolo di un Marquez lasci più di qualche briciola. Già, Marquez. Lui e la sua Honda sono la garanzia, la sicurezza di una superiorità che comporta supremazia e tranquillità. Facilmente adattabili, palesemente compatibili in ogni condizione, ora è solo questione di conto alla rovescia verso i record o il titolo, per quanto l'imprevisto nello sport non debba mai esser sottovalutato. L'impressione è che il binomio Repsol, con la complicità pure di Pedrosa, non avrà da sudare sette camicie e la competitività ai piani alti sia fuori discussione. In casa Yamaha la situazione è di ben altro tipo, aleggiano gli spettri della campagna 2013, che per motivi opposti pesano come macigni. Lorenzo vive un momento delicato e la consapevolezza di aver compiuto un'impresa soltanto dodici mesi fa rende ancor più pressante il riscatto: ci proverà, non si tirerà indietro, ma il banco di prova è arduo e si riduce più ad una sfida con sé stesso che con gli altri. Il divario tecnico della moto non aiuta e ora, dopo l'ottimo ruolino di marcia fin qui tenuto, anche Rossi cerca risposte. L'anno passato ci fu una regressione, una perdita della strada maestra, a questo giro si impone l'inversione di tendenza. Forma e sostanza differenti, confidenza e prestazione incoraggianti sono premesse diverse e infondono ottimismo, resta tuttavia l'amara constatazione che le piste favorevoli non sono state terre di conquista e le tappe venture non si prevedono propriamente amiche. Ducati sorride, montagne russe contrattuali a parte, perché si progredisce pur lavorando su una moto ancora assente. Dall'Igna è stato chiaro, si guarda al futuro, per il resto solo piccole modifiche e qualche aggiornamento utili in prospettiva. Risultati eclatanti non sono in preventivo, colpi lesti al contrario sono benvenuti. I due Andrea potrebbero approfittarne anche senza l'aiuto di un meteo ballerino, mentre per Cal si riduce tutto a orgoglio o rassegnazione, rinfrancato da una libera uscita triste ma comprensibile. Rimangono i fratelli Espargaro, dal bel manico e entusiasti, dunque Bradl, Bautista e Smith, abbacchiati e insoddisfatti, ciascuno papabile come saltuario outsider. Per il resto, occhi puntati alla Moto3 e ai suoi sorpassi, alle sue battaglie e agli arrivi a bruciapelo, con cinque piloti avvincenti e dietro altrettanti indiavolati in cerca di gloria. Contagiosi, estrosi, esaltanti: una goduria assicurata. di Giulia Volponi