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Inter, se Lukaku e Lautaro non girano per Antonio Conte è (quasi) finita

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La partita misura la differenza tra le due squadre. Che è mentale e tecnica: la Juve è più solida e ha più giocatori in grado di prodezze che cambiano gli scenari, come quella di Dybala, che per altro è entrato dalla panchina. Non è una novità, ma una significativa conferma che l' Inter deve ancora compiere qualche passo per cambiare il passato. La squadra di Conte aveva il controllo della sfida ma se lo lascia sfuggire in pochi minuti, come se non fosse pienamente convinta di poter vincere. Paga quindi un difetto di mentalità. Vuol dire che si è avvicinata alla Juve ma non è ancora pronta per superarla: Conte lo ha detto per primo, non era una protezione ma una sua convinzione che poi si è rivelata corretta. La Juve invece ritrova la sua vecchia forza mentale e anche qualche grammo di buon gioco.

Non era scontato riuscisse a rispolverarla nel contesto surreale di uno stadio vuoto. Quei nove punti di distanza potrebbero diventare sei e sono alla fine le due vittorie dei bianconeri negli scontri diretti. La differenza è tutta lì, nelle sfide frontali in cui la Juve ha mostrato più consapevolezza e capacità di gestire i momenti chiave. Più in generale, il lato positivo del riposo forzato è che la sfida è di massimo livello.

Si affrontano due squadre riposate mentalmente e rinfrescate tatticamente. Avessero giocato due settimane fa, cioè quando avrebbero dovuto farlo, non sarebbero state così brillanti. Erano entrambe stanche prima della "sosta", non trovavano il loro miglior gioco e iniziavano a trascinarsi dietro qualche dubbio di troppo. Avevano bisogno di un periodo di puro allenamento per rinfrescarsi, ritrovarsi, ripassare. Infatti la sfida pare un allenamento solo per via del silenzio surreale: per il resto, ci sono tutti gli ingredienti di una grande partita. Il ritmo, l' attenzione, la tensione. Anche il copione è quello tipico degli scontri diretti: dopo un inizio di studio reciproco, aumentano i giri del motore, prima della Juve e poi dell' Inter, fino agli episodi che piegano il copione.

La prima differenza è il modo di attaccare. Quello dei bianconeri è più impetuoso, istintivo, come se Sarri avesse chiesto solo più velocità nel muovere il pallone, non più schemi. Per i nerazzurri è il contrario: sono più avvolgenti, ragionano di più e tendono a muovere il pallone con calma, troppa. Manca loro un pizzico di anarchia, qualche pensiero fuori posto che sorprende gli avversari.

L' altra differenza è che la Juve trova meglio gli attaccanti rispetto all' Inter. Quest' ultima però non può fare a meno di Lukaku e Lautaro: se non li trova, come in questo caso, diventa una squadra a metà. La Juve invece può fare a meno delle punte perché porta loro il pallone. Così Higuain e Ronaldo non hanno l' obbligo di cercare la partita, si possono divertire e lo fanno. Il resto è nei gol di Ramsey e Dybala, due intuizioni personali che raccontano al meglio una partita dove l' Inter non ha saputo reagire di squadra, come se ammettesse ancora una volta la superiorità dei singoli della Juve.

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