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Serie A, sfida Juve-Lazio sugli stipendi: scontro totale in Lega Calcio

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 Benvenuti nel mondo del calcio che non c' è più. Nel mondo del calcio che non c' è più continuano a tener banco due questioni. La prima: il campionato 2019-2020 riprenderà? La seconda: il, definiamolo, modello-Juve sul taglio degli stipendi verrà "importato" anche dagli altri club di serie A? Le domande sono ottime, le risposte ancora traballanti.

L' incontro tra Lega e Aic, per dire, è stato rimandato ad oggi. Ma non facciamoci prendere dall' ansia. Intanto è giusto dire che prima e seconda faccenda sono strettamente legate, anche se non sembra. E cioè, la Juve che taglia gli stipendi è ovviamente indirizzata sull' idea di non riprendere la stagione, stessa posizione dell' Inter, del Milan e di diversi altri club, tra l' altro. Come dire: se pensate che le "antiche rivali" in questo momento siano in disaccordo, siete in errore. Prendiamo la questione scudetto: anche se molti non ci credono, ai vertici bianconeri, questo titolo, non interessa, interessa solo limitare i danni. E veniamo al punto.
 La soluzione taglia-salari di sabato è intelligente, non c' entra nulla con l' emergenza Covid-19 come qualcuno ha voluto sottolineare («Non danno i soldi in beneficenza!», ma cosa c' entra?) e, semmai, serve a tenere in piedi il castello in un momento in cui i castelli vengono giù a centinaia. Con i 90 milioni risparmiati (ma gli ipotetici 139 persi tra diritti tv, biglietti venduti e via andare), i bianconeri possono ragionare su un passivo pesante, ma sostenibile. Così possono fare anche tutti gli altri 19 club. E voi direte: «Sì, ma chi li convince i tesserati?». Ecco, questa cosa è tutt' altro che semplice da risolvere, però non impossibile. Per intenderci: anche in casa-Juve c' è chi tra i giocatori ha storto il naso, ché non sono tutti Padre Pio, ma sanno anche che un modo per "rientrare", quantomeno parzialmente, gli verrà concesso. E stiamo parlando di contratti da prolungare, bonus da accordare, soluzioni interne da concordare. In questo modo non riusciranno ad azzerare il «buco» - giammai - ma a ridurlo di molto sì. In contemporanea si eviterebbe di portare avanti questa sorta di "accanimento" verso la stagione 2019-2020 che è legittimo, ma ogni giorno di più sempre meno logico.

Pensare di incastrare un centinaio di partite in un mese, una dietro l' altra, di sicuro a porte chiuse, con il rischio che i giocatori si facciano male, ben sapendo che si dovrebbe disputare un torneo con nuovi equilibri e giocatori che avrebbero la necessità di prolungare i loro contratti: ha davvero senso insistere?
Nel club di coloro che metterebbero la parola "fine" anche subito si è aggiunto il presidente del Torino, Urbano Cairo. Sentite qua: «L' ho già detto, secondo me il campionato è finito - ha detto a Un giorno da pecora su Radio 1 - A Wuhan hanno cominciato le misure restrittive il 25 gennaio e le toglieranno credo l' 8 aprile, sono due mesi e mezzo di stop. Per noi, con due mesi di sosta, si ripartirebbe a fine maggio, sempre che non serva più tempo. Per le squadre vorrebbe dire cominciare ad allenarsi a fine maggio e quindi iniziare le partite a fine giugno, giocare a luglio e agosto. Poi dare un mese di vacanza, un mese per allenarsi e ripartire per il prossimo campionato non prima di novembre. Non si può fare». E sullo scudetto: «Non andrebbe assegnato perché il campionato non è finito e ci sono tre squadre in fazzoletto».

Opinione opposta - e non potrebbe essere altrimenti - sul fronte Lazio. Parola al ds Tare, intervenuto a Sport1: «All' inizio è stato preso tutto alla leggera, ma ora si parla di una guerra. È un disastro per l' Italia. La stagione deve essere finita. Per rispetto dei morti e per i fan. I tempi non sono maturi per decidere se annullare. Il numero di persone infette sta iniziando ad abbassarsi. Interrompere la stagione sarebbe ingiusto». E ognuno ha le sue buone ragioni, ma la sensazione è che il rischio di andare a "sporcare" anche la prossima stagione aumenti, e la prossima stagione, per motivi evidenti, deve essere preservata come un Gronchi rosa.

 

 

 

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