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Serie A, Vincenzo Spadarofa: "Non vedo la ripresa del campionato"

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Per la ripresa del calcio sono giorni decisivi. Da domani al via una serie di incontri e vertici che dovranno dare risposte chiare e nette sulla ripartenza e il clima che si respira tra i club, seppure di non totale condivisione, sia all'interno della massima serie A che nelle categorie cadette, sembra essersi in parte ricompattata proprio nel giorno in cui il governo invece lancia messaggi chiari e poco confortanti avvertendo che nulla è certo e la 'partita' soprattutto in chiave sicurezza è tutta ancora aperta. L'assemblea della Lega di Serie A, che domani arriva alla vigilia del supervertice di mercoledì con il governo e tutto il mondo del pallone sul protocollo sanitario da attuare, si annuncia calda ma senza bruschi stravolgimenti: al termine del Consiglio di oggi è stata infatti confermata all'unanimità l'intenzione di portare a termine la stagione di A "qualora il Governo ne consenta lo svolgimento, nel pieno rispetto delle norme a tutela della salute e della sicurezza". Un accordo di massima arrivato dopo che una manciata di società, circa un terzo, non avrebbe rinunciato a manifestare i rischi di una ricaduta dalle conseguenze difficilmente calcolabili. Gli strappi in questa fase non aiuterebbero di certo a facilitare un percorso fin qui lungo e tortuoso ma che i principali club hanno sempre voluto percorrere puntando sulla chiusura delle competizioni, in linea con le indicazioni di Uefa, Fifa e della stessa Figc che anche ieri attraverso il presidente Gabriele Gravina ha parlato di "catastrofe" qualora non si riuscisse a portare a termine la stagione. Nella giornata di domani si riunirà anche la Uefa in videoconferenza con i 55 paesi affiliati che valuteranno gli scenari di calendario ribadendo la volontà di disputare le coppe nel mese di agosto con finale di Champions il 29 e quella di Europa League il 27.

 

Ma è mercoledì la giornata spartiacque quando la Uefa incontrerà le Leghe e il governo valuterà con Figc, presidenti di Lega di A, Lega B e LegaPro e Lnd, quelle delle associazioni calciatori e arbitri e una delegazione della commissione medica della Figc, la valenza, la portata e la fattibilità del protocollo per la ripartenza degli allenamenti arrivato sabato sulle scrivanie del ministro della Salute, Roberto Speranza e dello sport Vincenzo Spadafora. Proprio oggi i due ministri sono stati molto chiari spegnendo in parte gli entusiasmi dei fautori della ripresa. "Le priorità del Paese oggi sono altre, dobbiamo mettere al centro la questione sanitaria e salvare le vite, lavoreremo perché a un certo punto chiaramente si possa riprendere la vita normale", ha detto Speranza. "Non do per certa la ripresa degli allenamenti né la ripresa del campionato se non capiamo le condizioni per il Paese. Anche se dovessero riprendere gli allenamenti non significa che possa ripartire il campionato", ha aggiunto Spadafora. E anche il viceministro della salute, Piepaolo Sileri, è astato ancora più netto: "Gli stadi non potranno riaprire, i rischi sono troppo alti".

 

Oggi c'è stato un consiglio direttivo dell'Aic che proprio sul protocollo ha fatto delle precisazioni sottolineando che i calciatori vogliono tornare "al più presto in campo con le più ampie garanzie di sicurezza per tutti gli addetti ai lavori", ma anche "senza apparire privilegiati o usufruire di corsie preferenziali sui controlli medico sanitari". E proprio il protocollo divide e crea divergenze e non tutti i medici della Commissione tecnico-scientifica della Figc sono concordi sulla effettiva applicabilità al punto che si è registrata anche qualche defezione. Se ne parlerà domani in assemblea di Lega e poi mercoledì, giorno in cui il governo è chiamato a valutare eventuali modifiche o migliorie: sono 47 pagine sui quali il calcio si è concentrato per mettersi in moto dopo il 4 maggio ipotizzando la ripresa del campionato a giugno. Ma il presidente del Coni, Giovanni Malagò, avverte: "Il calcio ha il diritto e il dovere di fare quello che ritiene sia più giusto. Ma penso sia altrettanto importante, se non indispensabile, prevedere un'alternativa se il ritorno in campo, per motivi che sono facilmente comprensibili, non potesse avvenire".

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