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Juve, Sarri preoccupato: Cristiano Ronaldo fuori gioco, squadra lenta e confusa

Tommaso Lorenzini
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«Tutte le strade portano... a Roma!», scrive Paulo Dybala su Instagram, con Cristiano Ronaldo che sfrutta l'assist e aggiunge «la ripartenza è stata diversa, ma abbiamo raggiunto il nostro risultato. Roma, eccoci», alludendo anche al rigore fallito contro il Milan, il primo dopo 13 centri consecutivi. La Juve è dunque in viaggio per la finale di Coppa Italia allo stadio Olimpico, la quinta negli ultimi sei anni, con la collezione di quattro successi consecutivi dal 2015 al 2018. Ma quale squadra si presenterà a Roma? Tre le risposte a disposizione per sciogliere l'interrogativo: presuntuosa; furbetta; fuori forma. Proviamo a ragiornarci. Lo 0-0 dell'Allianz è stata una delle partite più dimenticabili della stagione, è per questo utile riavvolgere il nastro e ritornare alla sconfitta 1-0 nell'andata degli ottavi di Champions contro il Lione (filo da riannodare ad agosto).

 

 

Quella Juve di tre mesi e mezzo fa è apparsa parente strettissima di quella che non ha mai saputo davvero far male a un Milan ridotto in dieci già dal 17' del primo tempo. È stata dunque presuntuosa, perché da subito certa di avere la qualificazione in mano e si è comportata con estrema sufficienza? Sarri, almeno pubblicamente, non sarebbe d'accordo. Già non lo è stato dopo il ko in Francia, quando spiegò che secondo lui «presuzione è una parola troppo grossa, ma c'è leggerezza». Mentre ieri ha sottolineato di «essere rimasto molto sorpreso e soddisfatto dei nostri primi 30 minuti dopo 70 giorni sul divano, poi dopo abbiamo calato ritmi e intensità mentale, ma in questo momento le partite son tutte piene di rischi». Dunque dobbiamo sostenere che la Juventus sia stata furba e matura nel gestire l'evoluzione del match? Con il pallino del gioco in mano, in superiorità numerica e in vantaggio seppure minimo per il successo a San Siro, i bianconeri hanno provato a dare l'impressione di portare la partita dove volevano, con un possesso palla tranquillo (63%) ma non estremizzato, con i rischi ridotti al minimo e già ragionando in ottica finale ravvicinatissima (mercoledì): quindi salvaguardando energie fisiche e mentali.

TECNICA E TATTICA
C'è però una terza via che ne porta con sé un'altra. La Juve è arrivata alla ripartenza incondizione atletica appena accettabile (ed è possibile che non sia la sola perché la pausa forzata e l'isolamento sono stati inediti per tutti), forse non indietro rispetto alle attese eppure meno dominante di quanto immaginabile. Intervistato ieri da Radio Sportiva in merito a Napoli-Inter, il doppio ex mister Ottavio Bianchi ha anticipato che «non la guarderò. Non sono partite dove si può vedere qualcosa di concreto, i giocatori giustamente si trascinano in campo perché non sono in forma». Il che si traduce fatalmente nella poca qualità del gesto tecnico e nella deficitaria applicazione della parte tattica: una lettura che si adatta perfettamente a quanto visto venerdì a Torino, da ambo le parti. Al momento la Juve appare vulnerabile, perché più lenta e confusa dei suoi soliti standard e dunque battibile, alla portata dell'avversario, soprattutto nell'ottica della sfida secca, con la disabitudine del momento. C'è un piccolo campanello d'allarme che risuona da lontano, quasi congelato dal Coronavirus. Posto che anche il Milan non stesse benissimo (eppure ha tenuto dignitosamente il campo giocando 75 minuti in dieci), hanno fatto capolino gli stessi difetti bianconeri di tre mesi fa, quando, dopo la serataccia di Lione, Sarri ammetteva che «abbiamo fatto girare il pallone troppo lentamente e senza muoverci. Siamo stati poco cattivi e aggressivi in attacco». Chiosando con molta, sincerità che «è difficile giocare a calcio così, non riesco a far passare certi concetti». Forse chissà, la serata di venerdì andrà rivalutata a fine stagione dato che l'en plein, il triplete, è ancora ovviamente possibile. Dopo la sosta è tornata questa Juve che dà la sensazione agrodolce di essere una Signora da tutto o niente. Perché a questo punto di questa anomala stagione ribaltare il proprio essere è impensabile per qualsiasi squadra e dunque difficilmente vedremo una Juve differente da quella lasciata a inizio marzo. C'è almeno da scommettere che con il salire della condizione l'esecuzione delle giocate sarà più rapida, precisa, sicura, il ritmo più alto e costante, lo spettacolo un altro, anche considerando l'assetto offensivo: Ronaldo centravanti non ha convinto neanche se stesso, visto che ha sempre provato ad allargarsi a sinistra, Dybala pare aver superato alla grande il Covid e ha offerto qualche invito di livello ma si è esaurito presto (così come Costa) e poi ci si è messo Sarri: «Con i tre cambi contemporanei ho fatto una cazzata». Insomma, la Juve che verrà sarà certamente meglio, se qualcuno vuole approfittare per sorprenderla i momenti sono sempre pochi e quello di adesso sembra propizio. 

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