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La polemica di Clarence Seedorf: pochi tecnici di colore in panchina? Tranquillo, serve solo tempo...

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Tommaso Lorenzini
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 Fra le pieghe del derby di Milano, il sasso lanciato da Clarence Seedorf in un'intervista alla Gazzetta si è ridotto a una pietruzza. Non che sia un tema originale, anzi, periodicamente qualcuno lo tira fuori: «Ho giocato 12 anni in Italia: dopo il Milan, pur avendo fatto un ottimo lavoro, zero chiamate. L'Olanda è il mio Paese: zero chiamate. Quali sono i criteri di scelta? Perché grandi campioni non hanno chance in Europa dove hanno scritto pagine di storia del calcio? Perché Vieira deve andare a New York, Henry in Canada? Per gli allenatori di colore non ci sono pari opportunità». Insomma, Seedorf (durato meno di un anno come ct del Camerun) sostiene che i coach di colore trovino le porte sbarrate da scarsa considerazione, pregiudizi, aggiungiamo pure razzismo così sono tutti contenti. I numeri corroborano la posizione dell'ex mister del Milan.

 

 

 

 

Nei cinque grandi campionati del Vecchio Continente nessuno dei 98 allenatori è di colore. L'unico era Patrick Vieira, esonerato dal Nizza a dicembre. Solo Nuno Espirito Santo (in carica al Wolverhampton) ha origini africane. Come spiegarlo? Certo non con le parole di Lilian Thuram, orgoglioso paladino dei diritti che, in un'intervista del 2015 a L'Equipe, sosteneva "scientificamente" che «ci sono pochi allenatori neri perché pensano che siamo stupidi». Una tesi bislacca, in un calcio sempre più globale dove anzi, la tendenza a dare chance a protagonisti provenienti dai Paesi anche di poca tradizione pallonara è sempre più comune (soprattutto in nome del marketing, vedi il nordcoreano Han Kwang-song, rapidamente passato dal sogno Juventus all'Al Duhail, in Qatar).

 

 

Se la logica scientifica dunque sono le opinioni, anche noi possiamo perorare la nostra tesi, vale a dire che l'assenza di mister neri in Europa può dipendere dal fatto che nessuno di loro si è ancora sufficientemente messo in mostra oppure, quando ha avuto la sua grande possibilità (vedi lo stesso Seedorf al Milan), non ha avuto successo. Forse è il caso di lasciar da parte la facile scusa del razzismo. In Inghilterra lo scorso giugno è partito una sorta di corso finanziato da FA, Premier e Assocalciatori per aumentare il numero di allenatori neri, asiatici e di minoranze etniche con poche possibilità di accesso al grande football. È possibile che presto vedremo per esempio uno come Aliou Cissé, promettente 45enne ct del Senegal, su una panchina di club. L'esplosione dei fenomenali calciatori africani - o di origine africana - è relativamente recente, dalla seconda metà degli Anni 90 in poi: arriveranno anche loro e la loro scuola di allenatori. Serve dare tempo al tempo.

 

 

 

 

 

 

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