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L'Inter a Napoli: via al "Conte alla rovescia" per lo scudetto da record

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Claudio Savelli
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Antonio Conte ha cambiato l'Inter tanto quanto l'Inter ha cambiato Conte. È sparita la considerazione di sé e della vittoria sopra ogni cosa, ora c'è anche il resto. Addirittura, questo resto viene prima: la società, la squadra, il piacere di allenarla anche in assenza di risultati. Conte lo aveva ammesso alla fine della prima stagione in nerazzurro, in un attimo di intima e inattesa sincerità, che «doveva imparare a godersi il viaggio». Non aveva ancora conosciuto un passaggio a vuoto, una stagione di costruzione senza estasi finale. L'ha vissuta all'Inter in concomitanza con una pandemia che ha spinto ogni essere umano a riconsiderare le priorità della vita. In quel periodo è cambiato dentro, Conte, e cambiando ha costruito lo scudetto che si appresta a vincere e che sarà, per paradosso, il più gustoso della sua carriera: perché più sofferto, atteso, insperato degli altri.

 

 

LA MATEMATICA CERTEZZA
Mancano 13 punti per la matematica certezza, a patto che il Milan vinca le otto gare che rimangono. Vuol dire 4 successi e un pareggio: calendario alla mano, il primo cerchio rosso cade sul 9 maggio, data (non ancora ufficiale) della sfida alla Sampdoria. Se così fosse, l'Inter vincerebbe il 19esimo scudetto della sua storia con tre giornate di anticipo: sarebbe un certificato di autenticità sulla straordinaria crescita della squadra nel girone di ritorno, finora immacolato con 11 successi di fila. L'ultimo chilometro comincia da Napoli (20.45, diretta Sky Sport), la squadra che Conte ha sempre ritenuto da scudetto quanto la sua Inter, in una sorta di richiamo ad un lavoro congiunto ai fianchi della Juventus. Il Napoli non ha risposto presente, ma ora che può contare sui titolari (Osimhen dall'inizio) rappresenta agli occhi di Conte l'ultima prova del nove sulla grandezza dell'Inter, una sorta di stress test per l'anno prossimo. Un eventuale insuccesso sarà indolore per lo scudetto - il margine è ampio e l'Inter ha conquistato il diritto all'errore - ma non è contemplato perché precluderebbe il record a cui Conte, in cuor suo, punta.

 

 

Solo vincendo tutte e 8 le gare rimaste raggiungerebbe quota 98 punti, uno in più dell'Inter dei record 2006/07 con Mancini (che supererebbe anche in quanto a vittorie consecutive, da 17 a 19), primato superato poi da lui stesso con la Juve dei 102 punti del 2013/14. Cambierebbe nel caso il giudizio già positivo nei confronti di Conte, forse non quello negativo, dei critici a prescindere, ma il mister ci ha fatto il callo: «Ho capito che sono io il problema, l'importante però è che non tocchino l'Inter». Ascoltare la conferenza per credere: lo stesso allenatore che ha finito la scorsa stagione con le valigie in mano, ora parla da interista navigato, nerazzurro nel midollo, pronto a sposare la causa anche per i prossimi anni. Forse ha imparato a godersi il viaggio, oltre alla meta. L'Inter lo ha cambiato, cambiando a sua volta, in meglio, grazie a lui.

 

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