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Tennis, fregatura coprifuoco: gli spettatori pagano l'intero biglietto ma assistono solo a mezza partita

Claudio Savelli
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La Federazione Italiana Tennis aveva messo le mani avanti: il biglietto per la partita serale dirottata nella Grand Stand Arena costa la metà rispetto a quello previsto per il dittico di gare inizialmente previste nel Centrale. Parafrasi: non succede, visto che l'orario è stato anticipato, ma se succede che lo spettacolo vada oltre il coprifuoco, i gentili spettatori saranno invitati ad abbandonare le tribune anzitempo. Il tennis è l'apripista dell'apertura degli stadi, bisogna dare il buon esempio. Ebbene, è successo: il match tra Sonego, ultimo italiano rimasto in tabellone, e Thiem, numero 4 del ranking, è andato per le lunghe, così il pubblico si è dovuto alzare dopo due ore e 21 minuti di gioco, alla fine del secondo e tiratissimo set con cui l'austriaco ha recuperato il padrone di casa. Erano le 21.30. Ai fischi è seguito un ordinato deflusso e il gran finale è diventato uno show per pochi intimi. Sono rimasti sugli spalti solo gli addetti ai lavori, unici privilegiati in deroga, ma anche gli unici a non aver sborsato un centesimo per il biglietto.

 

 

MATCH DI TRE ORE E MEZZA
Naturalmente, al danno si è sommata la beffa. Sonego ha trasformato l'ultimo set in un capolavoro, annullando un match point a Thiem, resistendo a due rovesci da campione dell'austriaco e vincendo infine il tie-break decisivo. Paradosso vuole che la FIT avesse sdoppiato la sessione serale, anticipando la prima delle due sfide in programma (sul Centrale) alle 18 e dirottando la seconda sul Grand Stand alle 19, proprio per offrire agli spettatori la possibilità di gustarsi una partita intera. O almeno così aveva dichiarato. In realtà non aveva calcolato che anche un match ai tre set può durare tre ore e mezza e non si è preoccupata di chiedere una deroga per gli spettatori paganti, che ne avrebbero avuto diritto: se vendi un biglietto, devi garantire che chi lo compra possa farne pieno uso. Altrimenti non lo vendi. Questo è accaduto, ad esempio, in Germania, dove la Federazione calcistica ha deciso di aprire l'Allianz Arena (al 25%) per gli Europei ma di tenere chiuso lo stadio Olimpico di Berlino per la finale di Coppa (4-1 del Dortmund sul Lipsia) che si è disputata in contemporanea con l'impresa di Sonego.

 

 

L'importante è pensarci prima. La Federazione calcistica francese ci ha provato per la Coppa di mercoledì prossimo allo Stade de France: ha richiesto la presenza di pubblico e, annessa, l'eccezione al coprifuoco (previsto, come in Italia, alle 22). Risposta negativa dal Governo sul pubblico, problema risolto. Il calcio italiano (stavolta) sembra elevarsi a esempio virtuoso. È riuscito a far ammettere 4300 tifosi (vaccinati, tamponati entro le 48 ore e guariti dal Covid con specifico certificato) per la finale di Coppa Italia tra Atalanta e Juventus al Mapei Stadium (mercoledì, tra le 20.30 e le 21) e avrebbe già ottenuto una deroga per il coprifuoco: gli spettatori potranno tornare a casa muniti di biglietto della partita e relativa autocertificazione. Per una volta il calcio ha pensato allo spettatore, al contrario della FIT, che ha badato alla forma più che alla sostanza, ai soldi che al suo pubblico. Un autogol: il danno d'immagine rimane perché non è stato usato il buonsenso, se è vero che il rischio di contagio non varia in base all'orario. È giusto rispettare le regole e farle rispettare ma la mancanza di attenzione nei confronti del pubblico e dei suoi diritti è evidente, a maggior ragione se questo pubblico ha investito in un evento sportivo in questo periodo di incertezza, fidandosi, evidentemente troppo, degli organizzatori e del loro lavoro.

 

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