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Matteo Berrettini, il dramma dopo la finale di Wimbledon: "Quel male oscuro nell'anima"

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Matteo Berrettini dopo il successo a Wimbledon è piombato nel buio per un brutto infortunio che lo ha costretto a rinunciare ai giochi olimpici di Tokyo 2020. "E' stata durissima, ho passato brutti momenti, dolore fisico e dolore dell'anima", confessa il campione di tennis in una intervista a Il Messaggero. "Non mi nascondo, sono stato molto male. Sono passato dalla felicità immensa, io in finale a Wimbledon poi premiato da Mattarella e Draghi, infine vincitore morale, diciamo così, insieme ai ragazzi della Nazionale che avevano vinto davvero. Insomma", racconta Berrettini, "dal momento più bello sono precipitato in quello più brutto. Gli infortuni fanno parte della carriera di un atleta, ma questo mi ha privato di un sogno che rincorrevo fin da ragazzo, l'Olimpiade".

 

 

All'inizio ha reagito "male, malissimo. E' stato uno choc grandissimo, una delusione. Io le olimpiadi le sognavo, sono sempre state un obiettivo. Non poter andare mi ha fatto male, è stata una cosa difficile da digerire, ci ho messo un po' a riprendermi, sono stato parecchio giù, non riuscivo nemmeno a vedere le gare. Per giorni mi sono isolato, non ne volevo sapere di niente e nessuno", ammette il tennista. "Poi, l'ho accettato, anche grazie all'aiuto del mio team, e sono andato avanti, ho voltato pagina".

 

 

Ora, dice, "sto meglio, la gamba ha recuperato dalla lesione al quadricipite, sono pronto a ripartire, anzi sono già ripartito, in viaggio per gli Stati Uniti, rientro a Cincinnati, da domani (14 luglio, ndr)".  E ancora, su Wimbledon: "Io sono uno che cerca di guardare sempre il lato positivo, nonostante tutto e nonostante quella partita non l'abbia vinta, restano la soddisfazione e l'orgoglio. L'amarezza la porterò con me per i prossimi tre anni, ma mi sono consolato con le imprese degli atleti italiani. Per fortuna sono stati giochi fantastici, i ragazzi sono stati eccezionali, quanto orgoglio ho provato nel vederli compiere quelle imprese. A me, invece, resta l'orgoglio di aver raggiunto un traguardo storico, in finale a Wimbledon, e me lo ricorda l'affetto che ho ricevuto dalla mia città, mentre sfilavamo con i ragazzi della Nazionale sul pullman per le vie del centro, anche quel pomeriggio è stato indimenticabile. Ma quel risultato deve essere un punto di partenza per me, non di arrivo".

 

 

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