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Mario Sconcerti e la Juventus: "Più debole dell'anno scorso, perché Allegri mi ha sorpreso"

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Vietato stupirsi della crisi della Juventus. Mario Sconcerti, sul Corriere della Sera, mette in guardia i tifosi e individua i "tre avvertimenti preliminari" lanciati dalle prime due giornate di campionato, non così interlocutorie. "Lo scorso anno fecero sei punti Inter, Milan, Napoli e Atalanta, uno ha vinto il campionato, due sono andate in Champions e una è arrivata quinta staccata di un punto", ricorda l'editorialista, che poi si sposta sulla Juve, 1 solo punto fin qui raccolto. "Ha cominciato male raddoppiando la confusione dell'anno scorso - spiega Sconcerti -. Questa noi la chiamiamo sorpresa perché siamo abituati a pensare alla vecchia Juve. In realtà la Juve arriva da un quarto posto, ha un Locatelli in più e Ronaldo in meno. Non può essere più forte".

La sorpresa semmai "è che il pragmatismo di Allegri è ancora nella fase sperimentale, non cambia il disagio della squadra dove in modo spontaneo, direi involontario, ognuno rema secondo caratteristiche personali". E poi c'è squilibrio tecnico e tattico: "La Juve dalla trequarti in avanti è una squadra di feudatari, pensano che gli altri siano manovalanza addetta a produrre una tassa sulla terra. Credevo che Allegri avrebbe fatto prima a capire perché è il più bravo di tutti, quello che studia meglio l'errore. Adesso ha molto lavoro".

E chi si immaginava un campionato stellare, visto il trionfo dell'Italia agli Europei, sbaglia. "È un errore non grave, ma da discreti dilettanti. L'Italia ha vinto impiegando 25 giocatori in un torneo di sette partite. Il campionato si gioca fra 500 giocatori su 38 partite, la Nazionale rappresenta il vertice, non la base". E occhio alla Roma: "In un campionato di grandi profughi, l'effetto Mourinho, alla lunga, può essere l'effetto vincente.

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