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Da Insigne a Dybala, nel mercato senza soldi i giocatori sono padroni: stravolta la Serie A del futuro

Claudio Savelli
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È tanto beffardo quanto doveroso ricordare, a mercato chiuso, che il miglior affare non è un acquisto ma il rinnovo di contratto dei giocatori più importanti della rosa. Il problema atavico è che questi sono anche quelli più corteggiati, dunque possono giocare al rialzo. La novità post-pandemia è che preferiscono lasciar scadere i contratti in modo che l'acquirente, risparmiando sul costo del cartellino, possa offrire loro un ingaggio superiore, in linea con tempi antichi e, in teoria (almeno in Italia), passati.

A guadagnarci sono anche gli agenti, che chiedono commissioni addirittura maggiori rispetto ai consueti trasferimenti. I club sono le vittime di un sistema malato: investono su un giocatore, lo retribuiscono, lo valorizzano e poi lo perdono senza nulla in cambio. Accadrà sempre più spesso, vedi Mbappé. Sta già accadendo, vedi Alaba al Real Madrid, Depay al Barcellona, Wijnaldum, Messi, Donnarumma, Ramos al Psg, tutti da "free agent". È la innaturale conseguenza della crisi di liquidità dei club e della parallela incapacità del governo del calcio di imporre un taglio dei costi: Forbes, prendendo ad esempio la Premier, la lega in cui gli effetti si notano meno, ricorda che «nonostante la spesa per i cartellini sia scesa da circa 320 milioni di dollari nel 2020 a meno di 100 milioni nel 2021, quella per gli agenti è passata da 240 milioni nel 2016 a oltre 376 nel 2021».

 

 

In serie A, che ha perso potenza economica come dimostrano gli addii di Donnarumma, Hakimi, Romero, Lukaku e De Paul, i migliori nei rispettivi ruoli, i dirigenti faticano a rinnovare i contratti. Vedi Kessié: «Non andremo oltre le nostre possibilità», avvisa Maldini, ovvero 5 milioni più 1 di bonus contro gli 8 richiesti. Ma il Milan è in buona compagnia: tutte le grandi italiane hanno un leader in scadenza 2022. Nella maggior parte dei casi è il capitano, il che conferma la delicatezza delle trattative: per i rossoneri si tratta anche con Romagnoli; la Juve da oltre un anno discute con Dybala; Insigne a Napoli chiede di più (6) di quanto guadagna (5) ma gli viene offerto meno (3) e intanto gioca, come è normale che sia, ma una volta non lo era.

 

 

 

Ecco perché l'avvicinarsi ad un accordo (4 milioni a stagione fino al 2026) con capitano nato e cresciuto in città e ancora 25enne come Pellegrini a Roma è una preziosa vittoria per i Friedkin, nuovi proprietari del club. L'Inter anticipa i problemi su Lautaro e ora chiamerà al tavolo Brozovic e forse Perisic. Ma la lista è infinita e impressionante: Freuler (Atalanta), Luiz Felipe, Marusic, Strakosha (Lazio), Boga e Djuricic (Sassuolo), Belotti (Torino), Bernardeschi (Juve) sono i più rilevanti giocatori di A sotto i 30 anni ad un anno dalla scadenza. Patrimoni a rischio per i club che li stipendiano, occasioni per tutti gli altri.

Finiti? Macché: Palomino e Ilicic (Atalanta), Kjaer (Milan), Mertens (Napoli), Mkhitaryan (Roma), Vecino (Inter) sono titolari o prime riserve nelle grandi, tutti calciatori a cui, alla luce dei 30 anni già compiuti, conviene non rinnovare per strappare un buon contratto altrove. Una flotta, da Baselli (Torino) a Bonaventura (Fiorentina), rimpolpa la lista, e per snocciolarla tutta servirebbe un giornale intero, a riprova che non è un caso ma una tendenza da cancellare il prima possibile, a tutela dei club.

 

 

 

 

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