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Marcell Jacobs, la dolorosa confessione: "Mio padre uno str***, ma sto facendo lo stesso con mio figlio"

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Marcell Jacobs ha vinto l'oro nei cento metri alle Olimpiadi di Tokyo ma il suo successo di oggi nasconde un passato difficile. "Alle superiori mi hanno messo in una classe che raccoglieva i peggiori disadattati della città. Se non studi, non combinerai mai niente, dicevano i professori. E io: tanto farò l’atleta! Avevo le idee chiare, volevo diventare qualcuno. Non mi sentivo unico, ma diverso. All’asilo solo io avevo un nome straniero, la pelle scura e, soprattutto, un solo genitore. La maestra diceva: disegnate la vostra famiglia, e io disegnavo mia madre", racconta in una intervista a Massimo Gramellini su 7, il magazine del Corriere della Sera. 

 

 

Jacobs parla del rapporto con il padre con il quale ha riallacciato i rapporti grazie alla sua mental coach Nicoletta. "L’avevo visto una volta sola nel 2008, a Orlando. Non parlavo l’inglese e appena mi diceva qualcosa andavo da mia madre: 'Mamma, cos’ha detto?'. Lui mi chiamava 'Mamma boy'. Così dico a Nicoletta: 'Non mi va di cercare mio padre solo per andare più forte in pista'. Lei mi ha insultato, le capita spesso. 'Smetti di pensare e agisci! Per sbloccare il meccanismo non importa perché e per chi lo fai. Importa che tu lo faccia'". E così è stato. Jacobs gli manda un messaggio: "'Ciao, come va? Io sto partendo per il raduno'. Lui risponde: 'Ciao, buon raduno'. Dico alla mia ragazza: min***a, guarda come mi ha risposto sto str***o, io non ci parlo più… Ma abbiamo continuato a scriverci. Lo rivedrò l’anno prossimo perché l’ho invitato al mio matrimonio con Nicole".

 

 

Il padre lo ha abbandonato quando era piccolo: "Dopo la mia nascita era andato in una clinica di recupero per militari come lui. Aveva detto a mia madre: 'Tu torna in Italia che io ti raggiungo', invece è sparito", racconta Jacobs. "Il mio bisnonno ha abbandonato il nonno, mio nonno mio padre, lui me: è una specie di tradizione di famiglia. Il primogenito deve sempre essere lasciato. Io dovrei spezzare il meccanismo, ma per ora non ci sono riuscito. Jeremy, il mio primo figlio, mi è capitato: ero un ragazzo e l’ho vissuto malissimo, come chi sta facendo una cosa per altruismo, ma controvoglia. Non vorrei essere str***o come è stato mio padre, ma alla fine sostanzialmente sto facendo più o meno quello che ha fatto lui. Rispetto a Anthony e Megan, i bimbi che ho avuto da Nicole, con Jeremy non ho un legame forte perché non ci ho mai vissuto. Quando vado a Desenzano lo vedo, ma non sono un padre presente". Ma promette: "Lavorerò anche su questo".

 


  

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