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Il Milan di Maometto: chi è l'ex pilota di caccia che mette le mani sui rossoneri (e che cosa sarà del club)

Valerio Felletti
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Un miliardo arabo per il Milan. La voce, partita come piccolo rumors a fondo pagina su L'Equipe, si è fatta sempre più grossa, rilanciata dai principali quotidiani economico-finanziari a livello mondiale. Perché sì, il Milan è tornato in vendita, o meglio probabilmente lo è sempre stato considerando le caratteristiche del fondo Elliott, in attesa però dell'offerta giusta che finora non era ancora arrivata. A smuovere le acque definitivamente o quasi ci starebbe riuscendo Investcorp, fondo sovrano del Bahrain partecipato anche Mubadala, anch' esso fondo sovrano ma degli Emirati Arabi Uniti.
Sul tavolo della trattativa, iniziata nei primi giorni di aprile, è stata messa la valutazione di un miliardo di euro del club rossonero. Cifra che, considerando gli investimenti di Elliott pari a circa 700 milioni di euro dall'estate 2018 ad oggi (comprensivi di quanto inizialmente versato a Yonghong Li e quanto poi investito nelle casse del Milan fino ad oggi), permetterebbe al fondo guidato da Paul Singer di registrare un guadagno di circa 300 milioni.

 

 




LA TRATTATIVA - In sostanza, nel giro di nemmeno quattro stagioni, pur con bilanci chiusi in rosso per complessivi 440 milioni di euro, Elliott potrebbe incassare un bel gruzzoletto dall'operazione Milan, partita tra l'altro dai disastri lasciati dal periodo Yonghong Li. Il fondo statunitense, per ora, ha scelto di non commentare le voci, ma da più parti sono arrivate conferme su una trattativa in esclusiva.
Chi è Investcorp? Parliamo di un fondo creato nel 1982 che gestisce asset per 37,6 miliardi di euro a livello globale (con sedi tra New York, Londra, Singapore, Doha e Mumbai tra le altre) oggiguidato dal presidente esecutivo Mohammed Mahfoodh Al Ardhi, omanita ex pilota di caccia militari.
Un fondo che ha sempre guardato con un occhio di riguardo all'Italia, a partire dagli anni '80. Dopo aver guadagnato quasi il triplo dall'aver acquistato e quotato Tiffany, gli arabi entrarono infatti in Gucci tra il 1987 e il 1989 accanto a Maurizio Gucci per risollevare l'azienda di moda e salvarla dal crac: il fondo acquistò il 50% per 135 milioni di dollari, acquisendo nel 1993 il restanto 50% per 175 milioni.
Come finì? Dopo aver sistemato i conti e fatto quotare il gruppo a Wall Street, Investcorp mise sul mercato prima il 48,2% incassando 616 milioni, poi il restante 51,8% incassando 1,45 miliardi, per un guadagno totale di oltre 2 miliardi rispetto a un investimento iniziale di 310 milioni.

 

 

 




RIVA E DAINESE - Non solo Gucci, in Italia, perché le operazioni sono numerose, vedi quella con la casa di motoscafi Riva e, tra le ultime, con Dainese, venduta lo scorso marzo al fondo Carlyle, valutando la società vicentina di abbigliamento sportivo oltre 600 milioni (mentre ha ancora in mano la gestione di Vivaticket e Corneliani tra le altre). Poi c'è anche l'interesse immobiliare: negli ultimi mesi, Investcorp ha acquisito gli uffici romani dell'IFAD da Prelios per 128 milioni e gli uffici di Kering a Milano per 74 milioni, portando a 1,1 miliardi gli asset immobiliari di proprietà in Europa.
Qui si intreccia, così, anche l'affare Milan, che basa anche sull'aspetto infrastrutturale il suo valore. L'operazione per il nuovo San Siro, seppur con difficoltà, prosegue, ma l'ingresso di Investcorp ha diverse chiavi di lettura: se da un lato costruire il nuovo impianto è sicuramente un'opportunità, dall'altra l'arrivo di una nuova proprietà può ulteriormente frenare il progetto sui terreni dell'attuale Meazza (basti pensare ai mesi di diatribe sui proprietari di Inter e Milan). Senza considerare che Elliott, da sempre interessata al progetto, potrebbe anche aver capito che le difficoltà sono insormontabili. E queste due ultime chiavi di lettura sembrano spingere verso l'ipotesi di un Meazza che rimane così com' è, lasciando all'Inter la gestione dello stadio (ristrutturato), mentre il Milan potrebbe guardare ad altre zone per farsi un proprio impianto in esclusiva, partendo dal terreno di Sesto San Giovanni che potrebbe così ospitare uno solo dei club milanesi.

 

 

 

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