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Inter sconfitto dal Bologna, le colpe di Inzaghi: troppo superficiale nel gestire la partita

Claudio Savelli
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La prodezza istantanea di Perisic ha un fatale effetto collaterale sull'Inter. Al posto di motivarla, la illude che i giochi siano fatti e che si possa pensare già alla prossima partita.
Aleggia così in campo un eccesso di confidenza che puzza di bruciato. Gli interisti dicono di conoscerlo bene e se ne accorgono infatti prima di mister Inzaghi, la cui insistenza su Dimarco come terzo di difesa è il primo segnale di superficialità e disattenzione di una lunga serie. Bastoni è indisponibile, certo, ma D'Ambrosio (con il conseguente dirottamento di Skriniar) sarebbe stato l'uomo ideale per evitare i banchetti di Arnautovic in area, dai quali nasce il gol del pareggio del Bologna.

 

 


L'Inter si piace e compiace. Si poteva immaginare fosse bloccata dalla tensione, non dalla sufficienza. Non ha scuse perché il Bologna non va oltre il minimo indispensabile. Dopo l'intervallo, l'Inter passa dall'eccesso di tranquillità alla frenesia. L'atteggiamento agli antipodi dimostra che la squadra è in balia delle onde, si sente in controllo quando in realtà non lo è affatto. Il recupero tardivo non agevola, semmai penalizza. È sempre meglio giocare le partite quando devono essere giocate per avere meno impegni nel finale di stagione, quando serve essere lucidi, freddi, pragmatici. Non lo sono i nerazzurri e non lo è Inzaghi, che si inventa uno stonato colpo di teatro. Per la prima volta rompe (letteralmente) gli schemi, ma lo fa nella partita meno indicata. All'ora di gioco inserisce Dzeko e Sanchez per Correa (peggiore in campo) e Barella (ammonito e nervoso), sfoggiando per la prima volta il tridente pesante. Nella sua testa sta ricordando alla squadra che serve vincere. In realtà crea traffico al centro del campo e agevola la difesa posizionale del Bologna. Al caos emotivo, quindi, si somma un caos tattico.

 

 


L'Inter non è abituata al piano B, non lo ha mai allenato o usato. Così perde i sentieri verso la porta e il controllo. Il Bologna diventa così il dazio che i nerazzurri pagano ad una doppia inesperienza. La prima è quella per un duello punto a punto, visto che lo scorso anno a questo punto erano già campioni d'Italia. La seconda è di Inzaghi nella gestione dei momenti e degli uomini. La squadra aveva bisogno in quel momento di tranquillità, non di elettricità. Il retropassaggio di Perisic è emblematico: si può fare quando sei sereno, non quando la tensione toglie ossigeno al cervello. Il croato dimentica poi che quel pallone è difficile da gestire per un portiere buttato in campo con la polvere addosso. Pretendere che Radu sia all'altezza senza avergli mai dato fiducia (254' in campo negli ultimi due anni!) è assurdo. Il 2-1 del Bologna è una punizione severa ma l'Inter non avrebbe meritato la vittoria e nulla sarebbe cambiato in classifica. Il Milan può pareggiare una delle ultime quattro partite. Ha addirittura un bonus. Deve far riflettere che l'Inter gliel'abbia concesso di fatto nel derby e a Bologna, due partite in cui vinceva. L'unico lato positivo per Inzaghi è che ora toccherà a Pioli gestire la tensione della capolista.

 

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