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Rafa Leao "costretto". Il Tribunale a gamba tesa su Milan e calciomercato, intreccio milionario

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Il primo obiettivo di mercato per il Milan è chiaro: tenersi stretto Rafael Leao, che ha un contratto in scadenza nel 2024. E che (notizia di qualche settimana fa) è stato condannato a pagare per 16,5 milioni di euro il suo vecchio Sporting Lisbona per aver lasciato il club trasferendosi al Lille dopo l'irruzione dei tifosi nel centro di allenamento. Il lodo del Tas di Losanna non scagiona il calciatore al quale però, dalla giustizia italiana, è stato riconosciuto lo status di dipendente, scrive Il Giornale. Si tratta di un dettaglio decisivo perché obbliga lo Sporting, in caso di mancato accordo col calciatore, a richiedere e ottenere il pignoramento di un quinto dello stipendio. In vista del prolungamento del contratto attualmente fermo al 2024 (la richiesta dell’agente Jorge Mendes è di 7 milioni l'anno), Leao riceverebbe una trattenuta annuale da 1,4 milioni, e lo Sporting dovrebbe impiegare un bel po' di anni per recuperare la cifra. 

 

 

 

Leao, ti conviene rimanere in Italia perché il Milan ti aiuta - Per questo motivo è risultato incomprensibile il no dello Sporting alla proposta di mediazione portata avanti dal Milan per conto di Leao con una offerta di risarcimento da 12 milioni di euro. I portoghesi hanno rifiutato, ma l'iniziativa è una conferma solenne della volontà del club rossonero di aiutare Leao e di tenere in modo particolare al prolungamento del suo contratto. Intanto, Ivan Gazidis, l’a.d. rossonero arrivato nel dicembre 2018 in un Milan in difficoltà, e che insieme alla triade Maldini-Massara-Moncada (con l’aiuto, nel risanamento dei conti rossoneri, da parte del Gruppo Elliott) ha portato il Diavolo alla vittoria del 19esimo Scudetto, ha parlato in un’intervista a The Athletic

Gazidis: "RedBird? Sarebbe folle un cambiamento radicale" - Il primo capitolo del discorso è sulla nuova proprietà RedBird guidata dall’imprenditore Gerry Cardinale: "La nuova proprietà? Le persone interessate al club sono interessate per quello che è stato fatto — ha detto — Non è un club in cui qualcuno arriverà e dirà: ‘Sentite, abbiamo bisogno di un cambiamento radicale di direzione’. Francamente, sarebbe una follia”. E ancora: “Questi giganteschi club non sono piccoli motoscafi o moto d’acqua che si possono girare in un attimo — ha aggiunto — Sono superpetroliere che possono rimanere bloccate nel Canale di Suez. Il Manchester United, per esempio, assomiglia in modo inquietante all’Ever Given. C’è l’analogia di una gara di yacht mentre sfoglia il glossario marittimo e la barca davanti a te è più avanti di te. Se segui e fai sempre le stesse virate, non riuscirai a raggiungerla. Per competere in questo ambiente servono idee diverse".

 

 

 

 

"Per gestire la pressione, serviva unità da tutti. Noi ci siamo riusciti" - Per poi dire ancora: “La difficoltà, soprattutto in uno sport ad alta pressione come il calcio ai massimi livelli, non è la formulazione di un piano, ma la sua esecuzione — ha spiegato Gazidis — Gli ostacoli non sono intellettuali, ma emotivi. La pressione è così forte da indurre a pensare a breve termine, a immaginare che ci siano scorciatoie e soluzioni immediate, che in realtà è molto difficile attenersi al piano che si sa intellettualmente essere quello giusto”. Per poterlo fare, “occorre molta forza e unità all’interno del club — ha concluso — La tensione e la pressione fanno sì che l’unità sia difficile da mantenere, ma noi ci siamo riusciti e credo che la forza interna, la comunanza di intenti e la comprensione del modo in cui intendiamo agire siano davvero, alla fine, ciò che ci ha permesso di realizzare il piano che avevamo stabilito”.

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