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Genoa, il sogno El Shaarawy: il jolly per risorgere dopo il tonfo in Serie B

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Dopo quindici campionati consecutivi di serie A- 671 punti, 172 vittorie e uno storico quinto posto (2008/2009, con successivo ed entusiasmante affaccio ai gironi di Europa League) - e proprio nel momento di maggior splendore del football ligure (Samp e Spezia salvi, Entella quarta in C), il Genoa è fuori dal calcio che conta. Giù, negli inferi del pallone di serie B a sfidare "squadrette" (senza offesa) come Cosenza, Como, Modena e Sudtirol.

Roba da depressione, ansia, disamoramento. E invece no, sapete quale è il club del campionato cadetto cha ha il record di abbonamenti? Sì, proprio i rossoblu con 13mila tessere perché il tifoso genoano ha subito voltato pagina e vive il fallimento come una nuova opportunità di rinascita. Un riscatto. Una ripartenza dopo la chiusura del ciclo Preziosi, presidente padrone che ha salvato il club dal fallimento e l'ha gestito dal 2003 al 2021 portandolo a livelli d'élite grazie a magheggi- intesi come colpi di genio, ma anche operazioni spesso chiacchierate tipo la famosa valigetta del 2005 - e fiuto per gli affari, facendo diventare lo spogliatoio come la hall di un albergo di lusso con check-in e check-out a ogni ora e trasformando la società in una miniera d'oro capace di produrre un attivo da 200 milioni di euro negli ultimi 10 anni, terza in Europa dietro a Lille e Lione.

«VUOI ANCHE VINCERE?»
Già, peccato però che il tifoso genoano non abbia mai avuto grande feeling con Preziosi e anzi nel tempo si sia sentito soffocato ed espropriato di qualcosa che è più di una squadra di calcio per cui tifare: è uno stile di vita. «Sei genoano e vuoi anche vincere?», ripeteva Pippo Spagnolo, storico capo della Nord, e probabilmente è la frase che più di tutte racchiude e raccontala filosofia dei rossoblu, una sorta di pessimismo cosmico leopardiano, il sentimento di chi non sa godersi i successi perché sa che è destinato a soffrire. E così si incarta.

Ecco perché l'ambiente del Genoa ora è in fibrillazione, liberato dal peso del ciclo vincente di Preziosi e gasato per le promesse della nuova proprietà americana (777 Partners) che è un'incognita, ma intanto ha messo a fare il presidente Alberto Zangrillo (63 anni, Direttore dell'Unità operativa di Anestesia e rianimazione generale dell'ospedale San Raffaele e medico personale di Silvio Berlusconi), da sempre tifoso sfegatato rossoblu. Ed è un inizio incoraggiante.

L'obiettivo, ovviamente, è tornare subito in serie A e per farlo il club finora si è rinforzato con il bomber Coda (preso dal Lecce), il portiere Martinez (prestito dal Lipsia), il centrocampista Ilsanker (svincolato dall'Eintracht Francoforte) il difensore Pajac (ritornato dal Brescia). Ma non basta. Il nuovo direttore sportivo Ottolini e l'amministratore delegato Blazquez vogliono regalare al tecnico tedesco Alexander Blessin un fantasista: l'obiettivo è Nicola Sansone del Bologna, il grande sogno Stephan El Shaarawy, savonese e prodotto della Cantera rossoblu.

Il Grifone vuole tornare subito in serie A e alla serie A manca una squadra prestigiosa come quella del Grifone. Già, perché la storia rossoblu è la storia del football italiano e non solo per il fatto che il Genoa Cricket and Football Club, fondato nel 1893 (è stato il primo), sia la più longeva tra le società italiane ancora in attività. A parlare sono anche i trionfi: 9 scudetti vinti tra il 1898 - quello d'esordio- e il 1923-1924, una Coppa Italia e 6 campionati di Serie B - record condiviso con l'Atalanta-, oltre a due Coppe delle Alpi, una Coppa Anglo-Italiana e una Coppa dell'Amicizia.

Dopo aver dominato per i primi 60 anni (era il club più titolato), il Genoa è stato superato dalla Juventus sul finire del secondo dopoguerra e, nei decenni successivi, dalle sole Inter e Milan. Poi una serie di sofferenze e gioie inaspettate, cicli vincenti e il punto più basso nel 1970 con la retrocessione in serie C. Che è stata però un trampolino. Una rinascita in perfetto stile genoano trascinata dai tifosi, sempre presenti allo stadio con punte record da 55mila spettatori e capaci di noleggiare una nave, la Caralis, per la trasferta di Torres, tappa fondamentale per l'immediato ritorno tra i cadetti.

SCOGLIO, BAGNOLI E GASP
Nella storia più recente il Genoa si è regalato il calcio frizzante dell'indimenticato professor Scoglio e poi quello magico di Bagnoli a inizio Anni '90 - era la squadra di Braglia, Collovati, Branco, Eranio, Caricola, Signorini, Ruotolo, Bortolazzi, Aguilera, Skuhravy, Onorati - con il quarto posto nella stagione 1990-1991 (ma proprio nell'anno dello scudetto alla Samp, a proposito di pessimismo cosmico), la qualificazione alla successiva Coppa Uefa e la storica semifinale persa contro l'Ajax (con la Samp, ancora una volta, un gradino più su: finale di Coppa Campioni sfuggita col Barcellona). Poi ancora alti e bassi, il periodo felice del geniale Gasperini, il rischio fallimento, l'arrivo di Preziosi, le 15 stagioni di serie A e la scorsa, dolorosa retrocessione. Che però non è un dramma, ma semplicemente l'occasione per una nuova, ennesima, resurrezione. 

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