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Raspadori, Ndbombele e Simeone: la lezione di calciomercato del Napoli

Claudio Savelli
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Aurelio De Laurentiis si è complimentato con la squadra per la prestazione nella gara d'esordio contro il Verona (vinta 5-2) ma a meritare i complimenti è lui. Il Napoli, infatti, è l'unica società destinata a raggiungere gli obiettivi che si era prefissata a inizio mercato: ridurre il monte ingaggi e abbassare l'età media della squadra, mantenendo il saldo tra cessioni e acquisti il più possibile vicino allo zero, completando una rosa che presentava alcune falle e garantendo competitività a livello Champions, competizione riconquistata dopo due anni di astinenza.
Era una missione quasi utopica e invece il Napoli l'ha completata in anticipo sulla chiusura dei giochi.
È un capolavoro gestionale perché da ogni operazione dipendeva quella successiva. In più, un presidente inviso come De Laurentiis avrebbe potuto agire perseguendo il consenso, non l'interesse del club in questo particolare momento storico. Invece è stato risoluto, anche grazie al lavoro del ds Giuntoli. Il cuore della rivoluzione era l'addio di tre dei cinque componenti della rosa che guadagnavano di più: Koulibaly (6 milioni netti), Insigne (4,6) e Mertens (4,5), per un totale di 28 milioni lordi all'anno. Gli altri due, Osimhen e Lozano, sono rimasti perché contano sul Decreto Crescita (4,5 netti ciascuno ma "solo" 11,8 lordi insieme) e perché hanno tutt' altra età: 23 e 27 anni e un futuro più brillante del passato. Hanno salutato anche Ghoulam, Ospina, Petagna e Malcuit per un risparmio totale di altri 12 milioni annui. Chi è entrato ha ingaggi (citando sempre il lordo) nettamente più bassi: Kvaratskhelia (1,5), Olivera (2), Ostigar (2), Kim (3,5), Sirigu (1,5) e Simeone (3,5). Parziale eccezione per gli ultimi due arrivati, ufficiali ieri, Ndombele e Raspadori, che guadagnerann 6 e 5 milioni lordi a testa (3 milioni netti al primo perché l'altra metà rimane in carico al Tottenham, 2,5 milioni netti al secondo). Ma è tutto calcolato. Il peso dei nuovi è infatti 25 milioni lordi all'anno contro i 40 degli ex, così il monte ingaggi passa da 94 milioni a 79 per un taglio del 16%, in linea con l'obiettivo fissato al 15%. Bingo.
I nuovi arrivati sono affari anche dal punto di vista economico. Kvara è costato "solo" 10 milioni e ha già mostrato doti superiori a questa cifra. Ostigard a 5 milioni è un'ottima intuizione, Olivera a 11 pure, Kim a 18 è una scommessa, non un azzardo, Simeone (3,5 per il prestito più 12 per il riscatto) viene ripagato da Petagna al Monza.
Ndombele, invece, è una di quelle occasioni da prendere al volo: al Tottenham vanno infatti 500mila euro per il prestito più altrettanti di bonus e il Napoli conserva un diritto di riscatto a 32 milioni, senza vincoli. Raspadori, invece, è considerato un investimento, non un costo perché nel calcio di Spalletti potrà rendere fin da subito e incrementare il suo valore. Al Sassuolo vanno 5 milioni per il prestito più 25 pagabili in 3 anni per l'obbligo di riscatto e ulteriori 5 di bonus. Il valore del trasferimento va dai 30 ai 35 milioni ma solo 5 peseranno sul saldo di quest' estate che, quindi, resta piuttosto equilibrato: a fronte di 55 milioni incassati (8 da Milik, 5,5 da Tutino, 2,5 dal prestito di Petagna e uno ulteriore da Luperto e Ferrari) ne sono usciti 68,5, con un saldo negativo di soli 13,5 milioni, in attesa dell'uscita di Fabian Ruiz (20 milioni richiesti al Psg, altrimenti sarà fuori rosa). L'età media è scesa da 26,3 a 25,5 anni e con Ndombele (25) e Raspadori (22) si abbasserà ulteriormente di qualche decimale. L'unico over-33 è Sirigu, al netto del possibile arrivo del 35enne Keylor Navas come ciliegina sul mercato: non dovesse risolvere la questione buonuscita con il Psg, sarà conferita fiducia a Meret, il cui rinnovo è sul tavolo. Per il resto, toccano quota trenta solo Jesus (31), Rui (31) e Demme (30), che non sono di certo "vecchi". Il Napoli si è costruito un futuro luminoso a costi inferiori. Così si fa calcio nel 2022. Firmato De Laurentiis.

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