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Juventus, prime conferme su Andrea Agnelli: qui salta tutto...

Claudio Savelli
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Andrea Agnelli ha confermato Max Allegri perché deve, non perché vuole. È stato il suo all-in nel momento di difficoltà massima della sua presidenza, dopo la delusione-distrazione Superlega e il parallelo declino della Juventus da dominatrice a dominata, dunque non può smentire la sua giocata finale. Dovesse affondare, il presidente lo farà con il marinaio scelto al fianco. Non solo per amicizia: difendendo Allegri, Agnelli protegge prima di tutto se stesso e la sua carriera da alto dirigente che, comunque vada, non si esaurirà con la Juve.

Di all-in su Allegri si parla perché Agnelli, per convincerlo a rinunciare al Real Madrid (almeno così dicono i diretti interessati), ha offerto un quadriennale da 7 milioni netti più bonus fino ad un tetto di 9 all'anno, per un peso a bilancio di circa 70 milioni. Di questi, oltre la metà sono ancora da consumare, se è vero che Max ha appena iniziato la seconda stagione di quattro. Per una società che ha chiuso l'ultimo esercizio con una perdita consolidata di 254 milioni, offrire ad un tecnico (peraltro disoccupato) un quadriennale di un simile peso è pura follia.

VOCI INASCOLTATE
Una follia firmata Agnelli, se è vero che la maggioranza era contraria alla minestra riscaldata ma erano le stesse voci che avevano suggerito Sarri e Pirlo, quindi il presidente non le ha ascoltate. L'obiettivo era tornare competitivi per lo scudetto ma il primo anno del Max-bis è stato anche l'unico senza trofei dell'ultimo decennio. Un primo campanello d'allarme circa la nefasta scelta di Agnelli. Inascoltato anche questo, dopo i pareri dirigenziali.

Di campanelli ne sono suonati parecchi in seguito e i risultati come il 2-0 incassato dal Maccabi Haifa sono solo i più rumorosi. Ma al presidente entrano da un timpano ed escono dall'altro. Anche fosse pentito di Allegri, non può ammetterlo perché concederebbe il fianco alla metà Elkann della famiglia-azionista che da qualche mese ha posto sotto stretta sorveglianza l'operato del presidente. Non a caso in estate si vociferava di un suo trasloco in Ferrari, lasciando la Juventus nelle mani di un management di fiducia di Exor, di cui Arrivabene sarebbe il primo rappresentante: non se ne è fatto niente ma non è detto che non si trasformi in realtà in futuro. Non sarebbe un "esonero" per il presidente, se è vero che Agnelli "guiderebbe" volentieri la Rossa, e offrirebbe ai tifosi uno scenario nuovo, oltre a fare la felicità di Lapo Elkann, il più alto portavoce della fazione avversa alla "Doppia-A".

ECOSISTEMA AZIENDALE
L'impegno economico nei confronti dell'allenatore, quindi, è importante ma non decisivo nella conferma dello stesso. La questione è politica e interna all'ecosistema aziendale e familiare, come dimostrano l'inserimento di Arrivabene (uomo-Elkann) nella dirigenza e il sacrificio di Paratici, su cui Agnelli aveva invece investito di persona dopo l'addio di Marotta. Per Agnelli, quindi, Allegri è un baluardo politico. I soldi sono secondari anche perché la società li sta perdendo comunque. Dall'inizio di giugno a oggi, le azioni sono calate oltre il 33% del loro valore. Ieri il titolo ha chiuso in negativo a Piazza Affari, come accade dopo ogni sconfitta. Inoltre l'ormai probabile mancato accesso agli ottavi di Champions, considerati obiettivo minimo ai nastri di partenza, farà andare in fumo un minimo di 10 milioni, che potranno aumentare in caso di quarto posto nel girone e addio anche all'Europa League di consolazione. 

Il danno peggiore sarebbe però la mancata qualificazione alla prossima Champions, quindi un arrivo in campionato dopo le prime quattro posizioni: visto l'ottavo posto attuale, il gioco (in)espresso e la regressione dei giocatori, l'anonimato è molto più probabile di una rimonta. Agnelli conosce alla perfezione i conti della società e i pericoli annessi alla permanenza forzata di Allegri, su cui la sfiducia non è ormai solo esterna ma anche interna, ma non ha altra scelta. Il suo destino è legato a quello del mister, e viceversa. Almeno così non si può dire ci sia un uomo solo al comando: sono in due e reggere il timone di una nave che lentamente affonda.

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