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Roberto Mancini "si era fermato": il sospetto, l'errore che ci è costato il Qatar?

Claudio Savelli
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Nelle 56 partite alla guida dell'Italia, Roberto Mancini ha fatto esordire 54 giocatori. In media quasi uno a gara. Tutto si può dire del ct, quindi, tranne che non abbia occhio per i nuovi talenti e coraggio nel lanciarli. L'unico peccato è che abbia sospeso i debutti dopo l'Europeo, cioè nel momento in cui l'Italia era nel pieno della sbornia e più aveva bisogno di forze fresche. Da Wembley alla disfatta con la Macedonia del Nord, infatti, sono stati solo due gli esordienti: Scamacca nel 5-0 alla Lituania del 9 settembre 2021 e Joao Pedro nel decisivo playoff del 24 marzo 2022. Due attaccanti di cui uno sparito dai radar subito dopo, a conferma che in quegli 8 mesi non è stato provato niente di nuovo, pensando non ce ne fosse bisogno.

In quel periodo, il Mancio-talent scout ha lasciato posto al Mancio-gestore. Per riconoscenza e anche perché credeva bastasse per qualificarsi in Qatar, il ct ha protetto la squadra del titolo piuttosto che metterla in discussione. Ma da quei mesi fatali tutto lo staff tecnico azzurro ha di certo imparato, riportando la Nazionale al ruolo di educatrice dei club alla valorizzazione dei talenti. Nel 2022 sono ben 18 i nuovi azzurri e contro l'Albania, in una gara apparentemente inutile ma in realtà fondamentale per modellare la nuova Italia, si sono aggiunti Fagioli, Pinamonti e Pafundi, massimo esempio dello svezzamento manciniano. Con i suoi 16 anni, 6 mesi e 2 giorni, il trequartista dell'Udinese è il più giovane "deb" nella Nazionale maggiore degli ultimi cent'anni. Prima di lui, in epoca recente, l'avvento più giovane fu di Gianluigi Donnarumma a 17 anni e 188 giorni in amichevole contro la Francia nel 2016, quando il ct era Ventura.

ORDINE CRONOLOGICO
In ordine cronologico, il primo debuttante di Mancini è stato Politano (Arabia Saudita-Italia, 28 maggio 2018), presente anche nel gruppo attuale che domenica affronterà l'Austria nella seconda e ultima amichevole del giro. A ruota, nelle prime gare con il nuovo ct, sono stati lanciati Berardi, Caldara, Mandragora e Baselli: di questi, solo il primo ha fatto parte della rosa dell'Europeo nel 2021 e, fino all'infortunio, è stato considerato titolare in quella successiva. Alla fine del 2018 sono stati proposti Biraghi, Lazzari, Emerson e Barella, tutti rimasti in orbita azzurra. L'interista ne è tutt'ora perno irrinunciabile. In questo stesso periodo si è visto per la prima volta Grifo (Stati Uniti-Italia 0-1, 20 novembre 2018) che contro l'Albania ha finalmente trovato la gloria (doppietta e assist), candidandosi a possibile protagonista nell'immediato futuro. La prestazione dell'ala del Friburgo certifica l'occhio del Mancio nei confronti del talento. È normale che per molti esperimenti riusciti ce ne siano altrettanti non andati a buon fine (in Nazionale), come i vari Lasagna, Piccini, Pavoletti, Orsolini e Caputo. Dipende dalle loro carriere e dalla longevità del corso-Mancini, ormai in carica da quattro anni e mezzo. Sono di certo più numerosi i successi, se è vero che tra il 2019 e il 2020, oltre a Locatelli, Mancini, Pessina, Calabria (che restano nel giro) sono stati introdotti Meret, Zaniolo, Tonali, Di Lorenzo, Bastoni, tutti titolari a Tirana e candidati alla rosa del prossimo ciclo. Un ciclo che deve guardare agli Europei 2024 ma, soprattutto, ai Mondiali 2026.

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