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Formula 1, l'ossessione ambientalista dietro al ritorno della Ford

Leonardo Iannacci
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Il Monopoli della Formula 1 sta cambiando radicalmente e i grandi gruppi automobilistici stanno facendo a gara per presentarsi competitivi nel 2026, anno in cui il Circus tirerà una riga tecnologica e farà partire un campionato del mondo inedito nel quale l’eco-sostenibilità di motori e carburanti la farà da ossessionante direttiva. L’annuncio che Red Bull ha fatto ieri, durante il vernissage della temibile (per la Ferrari) RB19 che difenderà con Verstappen e Perez i mondiali vinti nel 2021 e 2022, ha fatto scalpore: la Ford, colosso che ha motorizzato gli Stati Uniti e il mondo sin dagli albori del secolo scorso, torna a essere protagonista nel motorsport e lo farà con un ruolo di partner tecnologico della scuderia iridata. La Casa dell’Ovale Blu affiancherà il team di Milton Keynes fra tre anni, proprio quando verranno introdotti i nuovi rigidi e discutibili regolamenti relativi alle power-unit green. E lo farà, fornendo propulsori ibridi con il logo Ford.

 

 


Così, dopo Mercedes, Ferrari, Alpine (gruppo Renault), McLaren e Aston Martin tuttora in pista, altri marchi sono in arrivo a parte Ford: Audi scenderà in campo con il team Sauber, Porsche si sta organizzando così come General Motors che ha scelto il team Andretti, stanno alla finestra BMW e tutte le case giapponesi (Toyota in testa). In ansia per le rigide regole eco-sostenibili in vigore dal 2026, la geografia del pianeta a 300 all’ora si sta componendo e la sfida diverrà incandescente.
 

DIECI TITOLI MONDIALI
Nella storia della Formula 1 il colosso automobilistico di Detroit è il terzo produttore di motori vincenti: ha conquistato 10 campionati mondiali costruttori e ben 13 piloti. Il suo fiore all’occhiello è stato il V8 Cosworth impiegato da molti team inglesi. Ferrari, Alfa Romeo, Renault e BMW hanno sempre sviluppato e prodotto motori propri. Il piloti iridati con il Cosworth sono stati Graham Hill, Mario Andretti e Jochen Rindt (con il team Lotus), Jackie Stewart (Tyrrell), Emerson Fittipaldi e James Hunt (McLaren), Alan Jones e Keke Rosberg (Williams) e Nelson Piquet (Brabham).

 

 

Nel 1994, il vecchio motore Cosworth regalò al giovanissimo Michael Schumacher il primo mondiale con la Benetton e l’ultimo per la Ford. Nel giugno 1999 la casa dell’Ovale Blu decise di creare un proprio team, rilevando il marchio Jaguar che all’epoca era di sua proprietà. Si costruì telaio, abitacolo e sospensioni ma fu una scelta infelice: dopo stagioni fallimentari e dopo zero vittorie e due soli podi, il marchio di Detroit decise di mollare a fine 2004 perché il progetto non portò vittorie nè alcun ritorno di immagine malgrado gli investimenti ingenti. A nulla era valsa la scelta di coinvolgere Niki Lauda per un ruolo dirigenziale. Ironia della sorte, la Jaguar venne rilevata proprio dalla Red Bull con cui Ford è appena convolata a nozze tornando al suo ruolo primario. Quello di costruire motori leggeri, tecnologicamente all’avanguardia e in grado di essere vincenti dal 2026 quando, oltre alla potenza, occorrerà rispettare in modo ossessivo le nuove direttive ecologiche. Il mondo cambia, le corse anche. Sperando che a nessuno venga in mente di introdurre il limite di 30 all’ora in pista...

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