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Milan, Pioli spietato contro Spalletti: trappola perfetta, cosa non sapete

Tommaso Lorenzini
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La qualificazione alle semifinali di Champions ai danni del Napoli il Milan l’ha costruita a Napoli... ma non nella partita di ritorno dei quarti. La chiave della supremazia di risultato e personalità i rossoneri l’hanno trovata nel 4-0 di campionato. Molti osservatori superficiali l’avevano bollata come una gara inutile, leggendola nella riduttiva ottica di un campionato ormai esaurito, nel quale solo il Milan aveva interesse (leggi corsa a uno dei tre posti Champions residui per il prossimo anno).

Il roboante 4-0 è stata invece la trappola esplosiva che Pioli si è inaspettatamente ritrovato fra le mani e che, da vera volpe, ha usato per incastrare Spalletti, che lui sì come una sprovveduta preda c’è caduto, facendosi sfilare la pelliccia senza neanche rendersene conto. Quel 4-0 era troppo, era troppo anche per il Milan, non poteva essere il Milan di coppa: e Pioli lo sapeva, tanto che nel doppio confronto ha preteso e lavorato in modo tale da avere dai suoi due partite totalmente diverse da quella di campionato. Un grande poker, un grande bluff. L’esito è stato quasi una fotocopia su entrambi i lati, dal Meazza al Maradona: Napoli furioso a inizio gara, Diavolo alle corde a incassare colpi che però arrivavano solo sui guantoni, mai a bersaglio.

 

Poi, quando i partenopei rifiatavano, ecco il gancio da ko. La “heat map” delle zone di gioco lo dimostra: il Napoli si è inesorabilmente infranto nei metri davanti a Maignan, come una perturbazione tremenda che non supera le Alpi se non con candide nevicate. Il Napoli ha sbagliato partita, non ha avuto un piano B, è stato evidente alla fine del primo tempo: due gare e mezzo senza segnare ai rossoneri, incassando però sei reti. Era lì che Spalletti doveva cambiare, non l’ha fatto e si è consegnato a Pioli. Il Milan si è piazzato basso, due linee strette per pressare il portatore di palla, con il movimento “a triangolo” che si impara anche nei dilettanti, linee di passaggio sporcate, raddoppi sistematici sugli uomini chiave Kvara e Osimhen: chi restava libero, del Napoli, non ha avuto né la forza, né la lucidità, né l’input dalla panchina di prendere in mano le cose che non stavano funzionando. Il Napoli, quest’anno un miracolo di squadra, non ha giocato di squadra. Il Milan sì.

 

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