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Ibrahimovic, addio Milan e poi Monza? "Galliani..."; le parole che ribaltano la Serie A

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"Sto bene al Milan, Milano è casa mia. Del mio contratto non so nulla". Zlatan Ibrahimovic sconvolge ancora una volta il pallone italiano. A 41 anni e mezzo, secondo le indiscrezioni l'attaccante svedese che non scende in campo dallo scorso marzo (e con solo 4 presenze e un gol in stagione) avrebbe dovuto dare l'addio ai rossoneri senza giocare, domenica a San Siro nell'ultimo match di campionato contro il Verona. Un tristissimo addio per l'uomo che ha incarnato la rinascita del Diavolo dal gennaio 2020 a oggi, insieme a mister Pioli. Invece di dire addio al Milan, e tanto meno al calcio giocato, Zlatan non sembra avere alcuna intenzione. 

 

 


Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Ibra parla del rinnovo di contratto che scade a giugno. "L’anno scorso ho detto a Paolo (Paolo Maldini, responsabile dell'area tecnica milanista, ndr): fai te. E mi è arrivato un foglio da firmare. Non so cosa c’è dentro, forse c’è un altro anno. A me basta sapere di essere un giocatore del Milan e allora so cosa devo fare. Il resto non mi importa. M’importa solo di tornare in campo, altrimenti la gioia diminuisce. È come se uno va al lavoro e non ha un ufficio. Sono due anni che non ho ufficio. Ho ancora voglia, ma serve equilibrio".

 

 

 

"Sto bene - spiega -. Ho lavorato tanto, ho forzato tanto, non solo quest’anno anche l’anno scorso. Ma quando ero ko, la squadra aveva bisogno. E quando hai fatto una cosa per tutta la vita, quando sai cosa devi fare ma non riesci a farlo, allora… continui, perché non ti dai pace, io non mi do pace. Non ho trovato l’equilibrio. Quando arriva tutto, pam, subito arriva niente. Questo pensiero mi gira nella testa. La mia testa è troppo forte, mi sento Superman ogni volta che rientro, ma devo avere equilibrio. Ho forzato così tanto e non mi è tornato niente sinora. Perché se ti torna un po’ dai ancora di più, sennò dai dai dai, alla fine sei vuoto. Non sono uno che molla. Ma ci deve essere anche gioia in quello che fai, non posso non avere pace in quello che so fare da n.1, giocare a calcio. Però non siamo ancora là. Penso che ho ancora da dare. Se penso di smettere? Non credo. Se devo continuare a giocare? Penso di sì. Ma devo trovare equilibrio come nella vita: se non hai serenità, stabilità, sei una bomba, le bombe esplodono".

Non è un mistero che alla porta di Zlatan abbia bussato Adriano Galliani per convincerlo a sposare il progetto del Monza. "Mi chiama tutti i giorni da tre anni e mi dice sempre che Monza è bella, che c’è una bella natura, che sul tavolo c’è già il contratto. Ma non siamo là: io sono un giocatore del Milan e sono orgoglioso di esserlo. A una certa età non c’è più l’ego, non hai bisogno di dimostrare. È come Laureus, lo fai per dare, non per ricevere. Sono qua per aiutare il Milan, non come adesso. Voglio essere in campo, lì posso aiutare molto di più", ha aggiunto Ibrahimovic soffermandosi poi sull'eliminazione dei rossoneri dalla Champions League. "Leao c’è, up and down come capita a tutti i giocatori. Bisogna trovare il livello massimo e stabilità per portare risultati. E ognuno lo troverà, col tempo. Quest’anno troppi up and down. Ma quest’anno giochiamo da campioni e tutti vogliono battere il Milan, questa squadra è la prima volta che gioca da campione (la squadra, non il club). Ed è il secondo anno in Champions: arrivare in semifinale è un grande step per noi. Cosa manca? Tempo per arrivare dove vogliamo arrivare - ha ammesso -. L’Inter è la più forte in Italia, sulla carta. Hanno molta più esperienza e giocatori che erano più pronti del Milan. Che non è una scusa, non ci sono scuse. Perché poi quando metti in campo 11 contro 11, da lì si gioca. E loro hanno fatto meglio di noi". 

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