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Roberto Mancini, la confessione: "Perché mi hanno spinto a dare le dimissioni"

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Hoara Borselli
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«Lasciare la Nazionale è stato un gesto d’amore, non un tradimento». Inizia così lo sfogo che Roberto Mancini, ex ct della Nazionale fresco di dimissioni, ha voluto consegnare a Libero in esclusiva, sentendo la necessità di raccontare la verità che lo ha portato a dire basta con l’avventura azzurra. Raggiunto telefonicamente, quella che traspare è una grande, profonda tristezza. Sia per la scelta, a sua detta inevitabile e sofferta, sia per ciò che ha letto in queste ore in seguito alla sua decisione. Ha voluto fare chiarezza e sgombrare il campo da illazioni che non raccontano la realtà dei fatti.

Mister, ha deciso di voler raccontare come sono andati i fatti. Partiamo così. La scelta di dimettersi è stata veramente improvvisa come appare?
«La decisione di dimettermi da ct della Nazionale è stata mia, lo ribadisco. Una decisione che stavo maturando da un po’ di mesi. Io non volevo lasciare la panchina della Nazionale perché mi ha dato tanto, mi piaceva moltissimo. Era un onore guidare gli azzurri».

Cosa l’ha spinta quindi a dire basta?
«Non nego che la decisione di cambiare lo staff tecnico, sulla quale non ero d’accordo, ha dato una spinta importante. Chicco Evani è stato il mio vice per cinque anni in Nazionale. Insieme abbiamo vinto gli europei. Io ho fin da subito detto di non approvare questo cambio. Il presidente Gravina ha sentito l’esigenza di persone nuove. Io avrei invece lasciato tutto così, magari aggiungendo qualche persona diversa. Mi sembrava potesse essere un giusto compromesso, ma così non è stato».

Lei aveva quindi detto esplicitamente al presidente Gravina di non essere d’accordo. Però non è stato ascoltato?
«Io non potevo che rispettare le sue scelte pur non condividendole. Ci ho riflettuto e ho pensato che in fondo non era giusto dover ingoiare cose che non ti stanno bene. Questo mi ha spinto ulteriormente a pensare che forse la mia avventura in Nazionale doveva terminare. Vede, diciamocelo onestamente. Quando si cominciano a toccare certi equilibri, si rimette mano allo staff, è chiaro che qualcosa può anche cambiare rispetto la tua persona».

Si è sentito messo in discussione anche lei?
«Evidente che ho pensato di essere anch’io in discussione e questo non garantisce quella serenità necessaria per poter affrontare sfide importanti come quelle che la Nazionale ha davanti».

Ha sentito venire meno la fiducia sulla sua persona?
«Qualcosa ha iniziato a scricchiolare. Normale ciò avvenga dopo obiettivi mancati come la qualificazione ai Mondiali. Però fino a qualche tempo fa sentivo piena fiducia».

Poi cosa è accaduto?
«Appena ho iniziato a percepire questa sensazione ho fatto una richiesta al presidente Gravina. Le dico precisamente quando: il 7 agosto. Questo per sgombrare il campo dalle voci di chi dice che le mie dimissioni sono piombate in federazione come un fulmine a ciel sereno».

Il 7 agosto cosa è accaduto?
«Ho fatto mandare un messaggio al presidente Gravina da chi mi rappresenta legalmente e se gue la mia contrattualistica, cioè mia moglie. In quel messaggio chiedevo se cortesemente poteva togliermi una clausola dal contratto».

Di quale clausola parla?
«La clausola che se la Nazionale fosse andata fuori dagli Europei mi avrebbe licenziato».

Aveva paura di non qualificarsi?
«No perché abbiamo un gruppo forte anche se di tutti giovani. Ragazzi con un grande potenziale di miglioramento. Non avevo paura di mancare l’obiettivo. Semplicemente gli ho chiesto di poterla togliere per avere la possibilità di lavorare in modo più tranquillo. Per me non era importante la clausola quanto il gesto. Toglierla avrebbe rappresentato un passo nei miei confronti che avrebbe fatto capire che in me ci credevano ancora».

Aveva quindi detto quel 7 agosto in quel messaggio che se avessero mantenuto la ÿ clausola avrebbe rassegnato le sue dimissioni?
«Sì, lo avevo detto esplicitamente. Ho temporeggiato questi giorni perché speravo che quel passo venisse fatto. Ho sperato fino all’ultimo. E mai avrei lasciato la Nazionale. Mi efir hanno detto “no, non possiamo toglierla” e a quel punto II( non ho avuto scelta».

Dicono che non avrebbe accettato di buon grado l’arrivo di Buffon come capo delegazione. È vero?
«Assolutamente no. Non ho nulla contro Buffon, anzi solo grande stima».

E la storia di Bonucci?
«Non so nemmeno di cosa si parli. Anche questa totalmente inventata».

Mister, quale è stata la reazione del presidente Gravina alle sue dimissioni?
«Lui ha sperato fino all’ultimo che cambiassi idea. Anch’io ho sperato mi venisse incontro. Così non è stato».

Ha visto che stanno polemizzando anche sulle sue dimissioni date attraverso la Pec?
«Incredibile, la storia della Pec è banalissima. È una prassi stabilità per contratto che le dimissioni debbano essere formalizzate così».

I suoi rapporti con Gravina come sono stati in questi anni?
«Ottimi rapporti. Mi ha dimostrato fiducia e stima. Anche e soprattutto dopo la mancata qualificazione ai Mondiali. Di questo gliene sarò sempre grato».

E oggi dopo la Pec come sono?
«Oggi non lo so (sorride amaramente)».

Non più di una settimana fa le era stato affidato il ruolo di responsabile di tutte le nazionali. Dall’Under 20 alla Nazionale A. Non lo ha trovato un gesto di fiducia nei suoi confronti?
«Parlando con il presidente avevo espresso un’opinione, ovvero che secondo me van quando la nazionale Under 21 avrebbe avuto bisogno di un giocatore dalla nazionale A lo avrebbe potuto prendere e viceversa, sapendo tutti i giocatori quello che avrebbero dovuto fare dal momento che avrebbero fatto lo stesso gioco. Il mio era soltanto un suggerimento che non ritenevo così fondamentale. Anche perché le Under, comunque, hanno i loro ct di riferimento».

Mister, quanto ha inciso la morte di Gianluca Vialli in tutta questa vicenda?
«Emotivamente la morte di Luca è stata per me devastante. Lui non era solo un amico, un collaboratore, era un fratello. Il suo carisma in Nazionale era fondamentale. La sua mancanza ovviamente non ha determinato la mia scelta ma non nego che senza Luca nulla è più come prima».

Si parla di un contratto milionario che gli avrebbero offerto gli arabi come uno dei motivi che l’avrebbero portata a lasciare l’incarico.
«Non è assolutamente così. Mi spiego meglio. In questi anni ho ricevuto molte offerte economicamente molto molto allettanti. Sia dopo la vittoria agli Europei che in questi mesi. Ho sempre detto “no” senza pensarci un secondo. Non ho mai fatto scelte dettate dai soldi. Non nego ci sia un interesse da parte dell’Arabia ma non è stato quello che ha portato alla mia decisone. La Nazionale non l’avrei mai lasciata».

Quindi c’è o no questa proposta sul tavolo?
«Ce ne è più di una ma ad oggi nulla di concreto. Valuterò nelle prossime settimane».

C’è chi dice che avrebbe dovuto dimettersi prima.
«La cosa paradossale è che tutti quei giornalisti che fino a ieri speravano nelle mie dimissioni, oggi mi attaccano perché l’ho fatto. Fa parte del gioco. Conosco bene queste dinamiche. Perché dimettermi prima? È vero che abbiamo mancato un obiettivo importante ma non dimentichiamo che ci siamo qualificati alla Nations League in un gruppo con Germania, Inghilterra, Ungheria. I presupposti per andare avanti e fare bene c’erano tutti. Non dimentichiamo che la mia Nazionale detiene il record mondiale di imbattibilità di sempre: 37 partite».

Quale è stata la cosa che ha letto e l’ha ferita maggiormente dopo l’annuncio delle sue dimissioni?
«Agli insulti sono abituato. Mi ha fatto male non leggere la verità. Perché vede, un conto è scrivere quello che è accaduto e un conto è andare oltre. E in troppi sono andati oltre».

Mister, come si spiega l’attacco durissimo della Gazzetta dello sport nei suoi confronti? Le hanno dato del cinico.
«Perché la Figc credo che abbia accordi di sponsorizzazione con la Gazzetta. Non so se qualcuno si è preso la briga di parlare col direttore. Sono rimasto sorpreso anch’io».

L’immagine più bella che porterà nel cuore di questi 5 anni in Nazionale?
«Senza alcuna ombra di dubbio l’abbraccio fra me e Luca dopo la vittoria Wembley. Quell’immagine rimarrà lì per sempre indelebile e andrà oltre qualunque cattiveria che stanno dicendo. Nessuno potrà mai togliermela. Mai!».

Vuole dire qualcosa ai tifosi azzurri?
«Voglio ringraziarli per il sostegno di tutti questi anni. Spero che si siano divertiti con questa Nazionale nonostante tutto e voglio scusarmi con loro perla delusione della mancata qualificazione ai Mondiali. Sono certo che l’Europeo sia stato un momento indimenticabile per tutti noi».

Sente di dover ringraziare qualcuno?
«Voglio ringraziare tutte le persone che hanno lavorato con me in questi anni. Da Oriali che è stato un grande direttore sportivo a tutto il mio staff tecnico che ha lavorato con me. Grazie ai ragazzi che lavorano al magazzino dell’abbigliamento tecnico e tutte le persone di Coverciano. Grazie a tutti coloro che sono stati a stretto contatto con me e che sono stati meravigliosi. Mi dispiace molto leggere le cose brutte che scrivono anche perché la trovo una mancanza di rispetto per quello che di straordinario hanno fatto in questi anni».

Mister, la sento molto triste.
«Si ha ragione, sono molto triste». 

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