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Mancini, "il punto più basso". Gazzetta, la bordata al ct su Vialli

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L’addio di Mancini è di poco stile e sbagliato nei tempi. La pensa così il direttore de La Gazzetta dello Sport, Stefano Barigelli, quando commenta l’addio dell’ormai ex c.t. della Nazionale, a un passo dall’allenare quella araba. Il tecnico di Jesi se ne è andato fregandosi di chiunque: “Tifosi, appassionati, compresi le italiane e gli italiani che al pallone non sono interessati, ma all’Italia lo sono eccome — si legge — Perché la Nazionale è di tutti. Soffia forte nel calcio il vento del cinismo, del denaro assunto come unico valore, assoluto e distruttivo: il rispetto degli accordi, dei contratti, della parola data, non esiste. Peggio, è considerato l’armamentario dei fessi". 

 

 

 

Barigelli: “Calcio italiano ha toccato uno dei punti più bassi”. E su Mancini: “Carriera da allenatore cominciata in discesa”

Per Barigelli il calcio italiano “ha vissuto una giornata di tristissima follia, che segna uno dei suoi punti più bassi — si legge — Da qui bisogna ripartire, intanto dando una risposta tecnica di qualità a un problema rilevante: l’Italia già a settembre si giocherà la qualificazione agli Europei, che abbiamo l’obbligo di centrare. Poi ci sarà il tempo per riflettere su come uscire da questa palude. Mancini ha avuto il merito di vincere bene gli Europei e di perdere male le qualificazioni ai Mondiali. Altri sono stati esonerati per molto meno. Lui invece ha trasformato la sconfitta in un successo”. Prima di un recap della carriera da allenatore di Mancini ritratta con non poca polemica: “La sua carriera è cominciata in discesa, quando gli fu permesso di allenare la Fiorentina senza averne i requisiti. Lo stellone l’ha aiutato anche dopo la disfatta contro la Macedonia del Nord, quando ci siamo ritrovati improvvisamente Italietta”. 

 

 

 

Barigelli: “Spalletti e Conte bravissimi allenatori, danno discontinuità che serve”

Mancini è stato non solo confermato, ma gli sono stati attribuiti via via poteri crescenti, fino a diventare, solo poche settimane fa, il supervisore di tutte le squadre azzurre. Nell’occasione è stato rinnovato anche il suo staff, un cambiamento che, così lascia trapelare il mondo vicino all’ex c,t., non l’ha del tutto convinto. “Il che avrebbe incrinato il rapporto con la Federcalcio — scrive ancora Barigelli — Vedremo se la ragione è questa o piuttosto la faraonica proposta araba. In ogni caso sarebbe stato meglio chiudere con lui dopo non essere andati ai Mondiali. La Gazzetta per prima lo difese, per cui non possiamo scagliare nessuna pietra. Possiamo, anzi dobbiamo, invece pretendere una successione di alto livello: Spalletti e Conte sono due bravissimi allenatori, garantiscono quella discontinuità di cui la Nazionale ha bisogno. Hanno caratteristiche umane e tecniche molto diverse, in comune hanno la voglia di mettersi al servizio della Nazionale, che ha bisogno e merita una scelta importante”. Barigelli poi conclude: “Il calcio è semplice, deve la propria straordinaria popolarità al più immateriale ma anche più prezioso dei beni: la passione. Che va difesa, non tradita. L’abbraccio (di Mancini, ndr) con Vialli a Wembley meritava un altro finale”.
 

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