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Champions League, italiane partite male? Il dato che ignorano

Claudio Savelli
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La prima giornata di Champions League ha portato all’Italia una sola vittoria (del Napoli) e tre pareggi (di Inter, Lazio e Milan). Nessuna sconfitta: questo è il dato più importante e paradossalmente più ignorato. Non aver perso nemmeno una gara è il migliore degli inizi possibili per due motivi. Primo: con un pareggio non solo si guadagna un punto ma si evita che l’avversaria ne accumuli tre, cosa fondamentale in un girone breve da quattro squadre. Secondo: non perdere dopo aver rischiato di farlo (nel caso di Lazio e Inter) equivale ad una vittoria in una competizione in cui l’equilibrio psicologico è fondamentale. Così si resta a galla, senza sprofondare al primo passo. In Champions, e in particolare alla prima giornata, è più che mai valido il detto «se non riesci a vincere, almeno non perdere». In ultimo, va considerato che la scorsa stagione ha abituato troppo bene l’Italia, arrivando a illuderla che sia tutto scontato. La prima giornata offre un’ottima notizia: l’Italia si è illusa, le squadre italiane no.
 

MILAN
Il pareggio del Milan contro il Newcastle assomiglia a due punti persi solo perché la gara era casalinga. Ma in un girone che si promette super equilibrato, magari con il Psg che fugge e una lotta a tre per il secondo posto, un punto è preziosissimo. Certo, viste le occasioni nel primo tempo, il sapore è amaro, ma era la gara successiva ad un derby che avrebbe potuto distruggere qualsiasi certezza acquisita. In più è stata una partita storta in cui si sono infortunati Maignan e Loftus-Cheek, due titolarissimi. Insomma, si sono verificate tutte le condizioni per andare fuori di testa, per scivolare nell’ansia e subire un gol fatale nel finale, invece il Milan ha tenuto la barra tutto sommato dritta, dimostrando di essere abbastanza maturo. Una squadra che guarda al girone e non alla singola partita è degna di passare il turno.

LAZIO
Il pareggio della Lazio è arrivato a tempo scaduto con una rete di Provedel, il portiere, dopo una gara dominata, tambureggiante, sarrista, senz’altro la migliore della stagione biancoceleste finora. Vale il discorso fatto per il Milan: incassare una rete rocambolesca dopo un’ottima reazione alle difficoltà in campionato e sopportare poi il fastidioso mordi e fuggi dell’Atletico avrebbe potuto portare all’esasperazione una squadra poco abituata alla Champions come la Lazio. La quale è invece sembrata esserci da anni, in questa dannata competizione di dettagli. I biancocelesti hanno capito che l’Europa non è un fastidio ma un acceleratore per la crescita. Questa è una novità per Sarri e una grande notizia per la Lazio.

INTER
L’Inter ha giocato male, malissimo i primi 70’ a San Sebastian. È stata la peggior prestazione della gestione Inzaghi in Champions, dove i nerazzurri non avevano mai sbagliato approccio. Ma l’Inter di un anno fa si sarebbe sbilanciata per cercare il pareggio senza accorgersi di essere in sofferenza mentre quella attuale ha accettato la sua imperfezione e atteso il calo degli avversari negli ultimi 20’. Non è scontato, visti i complimenti ricevuti e la fuorviante etichetta di favoriti che Guardiola&Friends le hanno affibbiato. Il pareggio in casa della Real Sociedad è generoso, e per questo prezioso: dimostra che i nerazzurri sono consapevoli che dentro ogni partita ci sono più partite e che dalla panchina si alzano giocatori che possono ribaltare l’inerzia.
Vuol dire aver fiducia in sé, nei compagni e nell'allenatore. Vuol dire avere in mente quanti punti servono per passare il girone (di solito dieci). Una squadra è grande quando sa giocare da “piccola”, e questo è esattamente ciò che ha fatto l’Inter.

NAPOLI
Il Napoli è l’unica italiana ad aver vinto. Lo ha fatto nel finale grazie ad un autogol, dopo una gara in chiaroscuro ed essersi fatta recuperare dal Braga. Lo ha fatto con Kvara non ancora al meglio, Lobotka depotenziato, Raspadori ancora incomprenso, Juan Jesus che fa rimpiangere Kim, Rrahmani che si fa male e dei meccanismi di gioco ancora arrugginiti perché Garcia è quanto di più lontano ci sia da Spalletti, anche se De Laurentiis non se ne è accorto. Nel momento peggiore dell’ultimo biennio, il Napoli ha trovato il risultato migliore e si dà tempo per completare la transizione dal passato al futuro. Servono calma e fiducia, due cose che non sarebbero esiste senza un sofferto successo in una gara che si poteva anche sottovalutare.

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