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Spalletti, la nazionale senza bomber: lo inventa il ct, un'idea clamorosa

Claudio Savelli
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Non è che le altre grandi Nazionali siano così ricche di giovani attaccanti di livello assoluto. La maggior parte va sull’usato sicuro: la Germania chiama il 30enne Füllkrug e il 32enne Behrens, la Spagna si affida ancora a Morata, il Belgio a Lukaku (mentre lavora su Openda, 23enne del Lipsia), l’Olanda al 31enne Weghorst, la Polonia è appesa al vecchio Lewandowski, l’Inghilterra, nostra avversaria martedì a Wembley, al solito Kane, la Francia a Giroud. Certo ha anche Mbappé e brinda alla crescita di Kolo Muani (Psg) e Thuram (Inter), ma questa abbondanza è un’eccezione in Europa: il migliore centravanti della nuova generazione è Haaland, norvegese, il suo alter ego è Hojlund, danese, gli altri sono sudamericani (Lautaro o Alvarez, Gabriel Jesus o Darwin Nunez) o africani (Osimhen).

L’Italia ha deciso di rinunciare all’usato sicuro, Immobile, per avviare il più impegnativo progetto tecnico-tattico della gestione Spalletti: creare un centravanti italiano di livello assoluto senza aspettare che i club lo consegnino fatto e finito.

 

 

 

RIFORNIMENTO DI ASSIST

L’Italia che non trova un attaccante di spessore mondiale da un paio di generazioni è ora guidata da un allenatore capace di dare spessore agli attaccanti. Da questo punto di vista, Spalletti è una manna dal cielo: con lui, i numeri nove sono sempre migliorati perché si avvicinano alla porta e hanno la squadra più vicina a loro. Il ct non chiede ai centravanti di difendere, ma di aiutare la squadra ad attaccare.

 

 

È diverso. Spalletti chiede un piccolo sacrificio e in cambio promette ai centravanti un rifornimento di assist che fa impennare i loro numeri, quindi gli ingaggi. Finora ha sempre funzionato, se è vero che nelle grandi squadre allenate da Spalletti, una punta è sempre arrivata in cima alla classifica marcatori: a ritroso, Osimhen con 26 reti nel Napoli campione d’Italia; Icardi con 29 gol (al pari di Immobile) nell’Inter 2017/18; Dzeko con 29 reti nella Roma 2016/17 e Totti con 26 gol sempre nella Roma 2006/07. Per tutti è stato l’apice numerico della carriera.

Nessuno dei presenti a Coverciano si avvicina neanche lontanamente a questi numeri. E, vista l’assenza di Immobile, si riparte quasi da zero. Il goleador azzurro nella rosa composta da Spalletti è infatti Barella con 8 reti, seguono Berardi a 6, Chiesa e Raspadori a 5, Kean a 4. È da questi ultimi due che ci si aspetta un salto di qualità sotto la mano di Spalletti. A Coverciano in questi giorni li sta provando assieme nel tridente, alternandone le posizioni: prima Raspadori al centro e Kean largo, poi viceversa.

 

 

 

Il ct si copre con Raspadori mentre sposta le fiches sullo juventino: è convinto che abbia tutte le qualità del centravanti contemporaneo ma che non sappia come sfruttarle perché gioca troppo lontano dalla porta e troppo tempo di spalle. Spalletti promette assist a Kean e in cambio vuole più corse in profondità: lo stesso percorso proposto a Osimhen due anni e mezzo fa. Anche Scamacca è ancora a zero e in lui, il ct, rivede qualcosa di Icardi: la balistica e la capacità di posizionarsi dove arriva l’assist. Contro Malta, sabato, potrebbe partire l’atalantino. A Wembley, Kean o Raspadori. Cambiando l’ordine degli addendi, il risultato non cambia: in Italia non si nasce grandi centravanti, ma con Spalletti si può diventarlo. 

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