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Jannik Sinner, tam-tam impazzito dopo il trionfo: cosa può accadere nel 2024

Leonardo Iannacci
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Abbiamo visto un ragazzo dai capelli rossi che, ieri, sul veloce di Vienna tirava i colpi di rimbalzo come Djokovic, serviva come il serbo e, a rete, non dava scampo come fa Nole quando è in giornata. Peccato non parlasse il serbo ma un italiano con forti inflessioni della Val Pusteria e mostrasse un tennis celestiale, mai espresso prima su un campo veloce.

Jannik Sinner, ora, è davvero a un passo dalla gloria: entrando in una nuova dimensione della sua ancor verde carriera, ha vinto il torneo 500 viennese mortificando, come un mese fa a Shangai, il robot russo Daniil Medveded. 7-6-4-6, 6-3 il punteggio a suo favore al termine di un duello fisico e vissuto sui nervi come spesso accade nelle finali del grande tennis. Il ragazzo di San Candido ha fatto suo il quarto titolo del 2023 (su sei finali giocate) e il decimo in carriera, risultato che gli ha consentito di eguagliare Adriano Panatta a soli 22 anni.

 

QUARTO AL MONDO
Un risultato eclatante che lo fa salire ulteriormente non in classifica, dove occupa stabilmente la posizione numero 4 del ranking, ma nella considerazione degli osservatori mondiali di questo sport e, soprattutto, in quella dei primi tre in classifica. Ovvero il grande Nole Djokovic, Carlos Alcaraz e lo stesso Medvedev, i quali staranno chiedendosi fino a quale livello possa arrivare Jannik, a un passo dal diventare da “predestinato” a top-player. Per farlo gli manca soltanto una grande vittoria negli Slam oppure nelle Finals in programma a Torino in dicembre, magari dopo aver fatto il diavolo a quattro nelle finali di Coppa Davis in cartellone a Malaga dal 21 al 26 novembre.

Nell’Erste Bank Open di Vienna il ragazzo dai capelli rossi ha messo in fila fior di giocatori: Rublev, Tiafoe, la promessa americana Shelton e l’amico azzurro Sonego. All’appuntamento decisivo si è ritrovato di fronte Medvedev, avversario complicatissimo da affrontare sul veloce. Ma Sinner non sapeva, prima di scendere in campo, di essere lì lì per giocare la partita più convincente della sua vita. La finale lunga quasi tre ore è stata bellissima, ricca di colpi di scena e di punti che appartengono all’aristocrazia di questo sport. Dopo aver fatto suo un tiratissimo tie-break nel primo set, Sinner ah avuto un passaggio a vuoto nella seconda frazione, vinta da Medvedev ma è rimasto concentrato e ha giocato il terzo e decisivo set con una forza d’animo e una testa nel match che ci ha ricordato, appunto, Nole Djokovic.

SERVIZIO PRECISO
E se, come al solito, i colpi di rimbalzo sono stati gli assi nella manica di Jannik, soprattutto nella risposta di diritto incrociato e nel rovescio che è stato spesso una sentenza, quello che ha stupito è il miglioramento costante che sta facendo nel servizio, a tratti potente e preciso come mai prima, e in qualche colpo a rete portato con una sicurezza che non era mai stata mostrata prima da Sinner. Consapevole che, migliorando nel fisico e nella continuità grazie ai consigli di Vagnozzi e Cahill, potrà evitare i troppi break subìti e le poche palle break concretizzate (solo 4 su 16 nel terzo set), Jannik si avvia a un fine anno con maggior forza interiore. Vincere fa bene ma in questo modo ancora meglio. 

 

Stappando il magnum di champagne ma con la testa già al primo torneo 1000 a Parigi Bercy, è inciampato nell’emozione: «Vincere un torneo con mamma e papà a bordo campo è speciale. Sono felice ma devo ringraziare Daniil (Medvedev ndr) perché in queste ultime settimane, affrontandolo, mi ha reso un giocatore migliore. Batterlo è stato come scalare una montagna. È stata una delle mie cinque partite più belle di sempre». Domani è un altro giorno ma quello che promette di farci vedere questo Djokovic di San Candido nel finale di stagione e in un 2024 che lo potrebbe proiettare sulla luna, è nel limbo dei sogni di chi ama il tennis. Quello vero. Quelli di Jannik.

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