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Jannik Sinner, la confessione sulle scommesse: "Come proteggo la mia vita"

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A Torino è un conto alla rovescia. Dal 12 al 19 novembre al Palalpitour arrivano i fenomeni del tennis. E ci sarà anche Jannik Sinner, che dopo Vienna è lanciato e sogna la vittoria: “Ma è un po’ il sogno di chiunque — dice al Corriere della Sera — Il sogno di chiunque. I migliori otto dell’anno, a Torino. Era il mio obiettivo di inizio stagione, l’ho centrato in anticipo. Sono contento: è la conferma di un lavoro che funziona e di una stagione stabilmente ad alto livello. Bisogna anche considerare con quanti tornei ci si qualifica per le Finals, con quali risultati…".

Sinner: “Djokovic mi dirà dove sono, queste partite mi caricano di pressione”
Se in tanti andranno per vederlo “ci sono due cose da considerare — dice ancora l’altoatesino — Io non sono solo, la storia del tennis italiano la stiamo facendo da anni. Fognini, Berrettini, io. I tifosi dicono ‘C’è anche il tennis e sta crescendo’. Di un secondo aspetto parlavo recentemente con il mio coach australiano, Darren Cahill: tu sei ancora giovane, mi diceva, però a un certo punto ti renderai conto di non giocare solo per te stesso ma anche per i tifosi”. Nel tabellone, oltre a Ruud e Tsitsipas, ci sarà Novak Djokovic: “Ti ritrovi davanti uno che ha vinto 24 Slam, tre su quattro solo quest’anno — le sue parole — Djokovic mi dirà dove sono. Io mi ci sono sentito più vicino quest’anno in semifinale a Wimbledon, pur perdendo in tre set, che l’anno scorso nei quarti, quando avevamo lottato per cinque. Non vedo l’ora. Sono le partite per cui mi alleno tutti i giorni, quelle che mi caricano di pressione”.

Sinner sulle scommesse: “Ho sempre il libro in mano, proteggo la mia vita”
Un pensiero Sinner, milanista da sempre, lo ha rivolto anche allo scandalo scommesse. L’altoatesino ha parlato del caso che ha coinvolto l’ex rossonero Sandro Tonali e lo juventino Nicolò Fagioli: “Sono ambienti diversi, io quello del calcio non lo conosco — conclude Sinner — Ma nemmeno la noia so cosa sia. Questa è la vita che sognavo da bambino, la proteggo. E se proprio mi annoio, mi costringo a prendere in mano un libro: non voglio stare troppo sul cellulare. Ho in valigia ‘La cena’, un thriller: due coppie si ritrovano il 31 dicembre, e succede un casino. Vediamo se arrivo in fondo…”.

Sinner sugli affetti: “Quando chiamo a casa i genitori a volte non mi rispondono”
Infine un commento su suoi affetti, su papà Hanspeter e mamma Siglinde: “Ho una famiglia normale, nel senso che ognuno fa il suo lavoro. Il babbo si svegliava alle 7 di mattina, non si sapeva mai a che ora sarebbe tornato, faceva lo chef nel rifugio (a Sesto, ndr): il ristorante non ha orari — il suo racconto — La mamma aiutava i nonni a pulire gli appartamenti, poi faceva la cameriera. Quando io tornavo da scuola, i miei non c’erano. Andavo dai nonni, Josef e Maria, a pranzo e a fare i compiti. Mark, mio fratello, è la persona più onesta e vera che io conosca”. Gli amici più cari “sono quelli della scuola, non quelli che si avvicinano ora che sono un top player. A loro se vinco o perdo non gliene frega niente. Mi telefonano e la prima domanda è: come stai? È una cosa che mi tiene ancorato, che mi dà forza. Quando chiamo i miei, nemmeno rispondono se sono presi. Sto parlando di vita vera: la mia pressione è niente in confronto a quella di un chirurgo, di un capofamiglia che deve mettere in tavola la cena”.

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