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Jannik Sinner, il ritiro? Perché chi lo attaccava per la Davis ora deve tacere

Fabrizio Biasin
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Il giovane Jannik Sinner da San Candido (Bolzano) si è ritirato dal torneo di Parigi-Bercy. È un Atp 1000, mica pizza e fichi. Per i non avvezzi non siamo in Champions League (gli Slam) ma neppure in Conference League (i 250). Il 22enne azzurro, n°4 al mondo e schiantatutti dell’ultimo mese, ha dovuto prendere questa amarissima decisione non in quanto infortunato, ma in quanto stanco. Questo il suo X (fu Tweet): «Mi ritiro da Bercy.

Ho finito il match quando erano quasi le 3 del mattino e sono andato a letto solo qualche ora più tardi. Avevo meno di 12 ore per riposarmi e preparare la prossima partita». E ancora: «Devo prendere la decisione giusta per la mia salute e il mio corpo. Le settimane a venire con le Atp Finals in casa e la Coppa Davis saranno importantissime».

Perché sì, è andata proprio così: gli sciagurati organizzatori parigini hanno accumulato partite su partite sul campo principale, la qual cosa ha posticipato l’inizio della sfida con lo yankee Mackenzie McDonald (bel nome) dopo la mezzanotte. Il match si è rivelato assai combattuto (6-7, 7-5, 6-1 a favore di Jannik) ed è terminato alle ore 2.37 antelucane. Mettici due battute post partita, mettici la doccia, mettici il rientro in albergo, fatto sta che il ragazzo è andato in branda a orari da discoteca riminese, decisamente non il massimo se si pensa che aveva appena terminato la 71ª partita stagionale.

 

Lor signori avrebbero potuto saggiamente programmare l’ottavo di finale contro l’australiano De Minaur in orario serale e, invece, lo hanno piazzato al pomeriggio, rendendo la decisione di Sinner pressoché obbligatoria. E condivisibile.

Non da noialtri che a malapena sappiamo tenere in mano una racchetta, ma da tutto il mondo del tennis, uscito allo scoperto per denunciare le magagne dell’Atp. Il primo a schierarsi è stato Casper Ruud, n°11 al mondo, norvegese con le palle (da tennis): «Brava Atp, bel modo di aiutare uno dei migliori giocatori al mondo a riprendersi ed essere il più pronto possibile quando ha terminato la sua partita precedente alle 2.37». A sostegno è arrivato anche Vasek Pospisil, canadese. Sentite qua: «L’Atp non si è mai interessata dei giocatori. Nel 2018 ho terminato una battaglia di 3 ore alle 00.45 e avrei dovuto giocare alle 13 del giorno successivo.

Non sto scherzando. Mi hanno detto “rientra nelle regole”. Mi è uscita l’ernia del disco, ho subito un intervento chirurgico e sono rimasto fuori per 9 mesi». Infine, sono arrivate le parole dell’Associazione Tennisti Professionisti, queste: «Sinner si è dovuto ritirare a causa della stanchezza derivante dalla partita a tarda notte. È importante che i giocatori abbiano una voce unificata per affrontare sfide come la pianificazione delle partite». E vabbé.

Ora, pensate che tutta ’sta faccenda cambierà qualcosa? Ovviamente no. E, tra l’altro, pensate che quello del “troppo gioco ad ogni ora” sia l’unico o il più importante problema del tennis moderno? Figuratevi, basterebbe farsi spiegare dai giocatori fuori dai primi 100 del ranking cosa significa “stare nel circuito” per scoperchiare un universo di difficoltà, economiche e non solo. In ogni caso, la rinuncia di Sinner al torneo parigino ha acceso le luci sulla pessima organizzazione dello stesso, tra l’altro confermata anche dalla presenza di un pubblico decisamente poco sorboniano (durante il match notturno abbiamo assistito al proliferare di cori e coretti che definire “cretini” gli fai un complimento). 

 

L’altra cosa che ci piace rimarcare è relativa alle motivazioni messe sul piatto da Jannik: «Devo pensare al mio corpo», le stesse che lo hanno convinto a rinunciare al precedente turno di Coppa Davis. Sinner venne mediaticamente attaccato, quasi avesse bruciato il tricolore su pubblica piazza, la verità è che a 22 anni sa meglio di tutti noi tromboni cosa voglia dire dover portare avanti una carriera sportiva ad altissimo livello. A conti fatti si chiama “coerenza”, quella dello sportivo italiano attualmente più forte che c’è.

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