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Jannik Sinner, la svolta a Torino: perché ora è davvero cambiato tutto

Fabrìzio Biasin
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Al termine del match vinto 6-4 6-4 dal giovanotto Jannik Sinner all’esordio delle Atp Finals (e tanti saluti al buon greco Tsitsipas) succede una cosa a cui non siamo troppo abituati: il pubblico di Torino, spettacolare per tutto il match, si lascia andare a un “Olé olé olé oléééééé, Janniiiiik, Janniiiik!” urlato ai quattro venti, una dimostrazione di affetto sincero che in passato è stata riservata agli Alberto Tomba, ai Valentino Rossi, alle Federica Pellegrini e Valentina Vezzali, ovvero ai fenomeni dello sport azzurro.

Ebbene, qui siamo di fronte a un nuovo fenomeno e, se possibile, il rischio “esaltazione” può persino toccare i picchi riservati alla “Bomba” dello sci. Sì, ok, avete ragione, forse stiamo esagerando, ma portate pazienza ché “cose belle” come questa, sportivamente parlando, non si vedono tutti i giorni. Il roscio di San Candido - ricordiamo, 22 anni - non è detto che arrivi in fondo al torneo dei Maestri, del resto tocca fare i conti con l’imbattibile Nole Djokovic oltre che con lo spagnolazzo Carlitos Alcaraz, ma è anche vero che, a prescindere, stiamo già godendo come ingrifatissimi ricci. E un po’ è una questione di dritti fulminanti, rovesci affettati, palle corte e servizi che entrano come coltellate (ieri il Nostro ha chiuso con una percentuale di prime mirabolante e un ace in chiusura da standing ovation), ma è pure tutta un’altra storia, quella di un ragazzo che per come si è posto, per l’umiltà mostrata, perla capacità di farsi scivolare addosso stucchevoli polemiche, perla predisposizione alla fatica e al lavoro, per le dichiarazioni non banali e sempre rivolte al miglioramento, sta diventando idolo non solo a casa nostra, ma a livello globale.

 

 

I SOLITI SCHIZZINOSI

Anzi, la verità è che nel mondo si sono già accorti di ’sto pel di carota, mentre a sud delle Alpi c’è voluta una stagione giocata a mille all’ora per riuscire a convincere i soliti schizzinosi («sì, è bravo ma...»). In questo 2023 Sinner ha compiuto evoluzioni da Freccia Tricolore, ha raggiunto il numero 4 del ranking mondiale, ha superato il record stagionale di vittorie per un azzurro (ieri la 58ª), è diventato il primo italiano capace di vincere una partita in due diverse edizioni delle Finals, ha conquistato il primo Atp 1000, quattro tornei stagionali, dieci complessivi. Il tutto senza dire «io sono io e voi non siete un ca...», perché proprio non è nel suo carattere. Ieri all’“Oléééé olééééè” del Pala-Alpitour (biglietti esauriti da mesi) è parso quasi imbarazzato, felice e incredulo, perché se glielo chiedi ti risponde che sta solo facendo il suo lavoro, nulla di più. E se ancora non siete convinti, se non pensate che valga la pena vivere questa settimana facendo il tifo per cotanto fenomeno, allora andate a riprendere alcuni passaggi dell’intervista recentemente rilasciata al Corriere della Sera.

 

Dice così: «La mia pressione è niente in confronto a quella di un chirurgo, di un capofamiglia che deve mettere in tavola la cena. Questa è pressione: non sapere si ti entra un razzo in casa tra cinque ore o cinque giorni. Giocare a tennis è una cosa di cui sentirsi onorati». E così: «Dopo l’allenamento mi chiedo: ho fatto abbastanza? Potevo sforzarmi di più? È il mio lavoro, ci tengo. C’è chi pensa di lavorare troppo, io penso sempre di non aver lavorato a sufficienza». E così: «Le scommesse nel calcio? Io non so cosa sia la noia e se proprio capita, mi costringo a leggere un libro». E per qualcuno questa sarà solo retorica, mentre invece è la riprova che la nostra passione è riposta nel braccio e nel cervello giusto, e non è un caso se una marea di sponsor hanno scelto di renderlo loro “uomo immagine”. Dalle case di moda, alle marche di caffè, dalle banche alle linee internet, tutti lo cercano, tutti lo vogliono. E noi ci ritroviamo dopo tanto tempo a vivere emozioni sportive del genere che la mattina sei al bar e dici: «Oh, ieri hai visto Sinner?». «Sì, che bella palla corta...». E siamo già pronti a trasformarci in 60 milioni di maestri di tennis in nome di un 22enne con la testa arancione: incredibile.

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