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Juve-Inter, rissa a due settimane dal big match: "Questione di soldi", "Sono i favoriti"

Claudio Savelli
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È un derby di taglia, più che d’Italia. Al rientro dalla sosta per le Nazionali, Juventus e Inter si misureranno sul campo, ma le misure hanno già iniziato a prendersele a vicenda. Chi ce l’ha più grande (la taglia) deve sopportare il peso dei pronostici, quindi chi è il più piccolo? Il cosiddetto mind game è stato lanciato in anticipo dal tremendo Allegri che, avendo la settimana libera da impegni europei, ha pianificato le frecciatine. Secondo lui «da quattro o cinque anni l’Inter è costruita per vincere lo scudetto», mentre questa Juventus «ha come obiettivo un posto nelle prime quattro», nulla di più. L’Inter non ci è cascata: prima Marotta («La Juve è favorita per lo scudetto perché può pianificare meglio la settimana: ha un vantaggio psico-fisico») e poi Inzaghi («Sicuramente non siamo i più ricchi: nei tre mercati con me abbiamo fatto utile di 120 milioni, un utile di 30 milioni e quest’anno un mercato a zero malgrado una finale di Champions») hanno risposto per le rime.

I numeri dicono che la Juventus ha speso e spende di più per la sua rosa. Il prezzo d’acquisto dei cartellini dei bianconeri è pari a 429 milioni, quello dei nerazzurri è di 223 milioni: sono oltre 200 milioni di differenza, mica noccioline. La Juve in questi anni ha sempre acquistato ciò che desiderava, mai si è dovuta accontentare degli scarti altrui. Lo dimostrano i parametri zero in rosa - due bianconeri contro sette nerazzurri - e i saldi del mercato: la Juve ha chiuso l’ultimo in negativo di 21 milioni, l’Inter in positivo di 65 (i dati sono Transfermarkt e vengono conteggiati i riscatti dei prestiti).

 



PERCORSO INVERSO
Ma è il saldo delle ultime cinque sessioni a rendere ancora meglio l’idea del percorso inverso delle due società, al netto della svolta estiva bianconera: in quanto a compravendita di cartellini dal 2019 a oggi, la Juve è infatti sotto di 168 milioni mentre l’Inter è sopra di 12 milioni. Da ormai tre estati, Ausilio cede alcuni dei migliori giocatori (Lukaku e Hakimi, Onana e Brozovic) a caro prezzo e ne acquista altri che costano molto meno. La Juve, che i soldi di De Ligt li aveva quasi tutti reinvestiti su Bremer, ci ha provato per la prima volta quest’estate con Vlahovic, non ci è riuscita e allora si è accontentata del solo Weah e dei rientri dai prestiti. Anche secondo il fatturato e il monte ingaggi la Juventus dovrebbe essere citata come favorita. I bianconeri ricavano di più (507 milioni contro 425 secondo gli ultimi bilanci) e hanno ancora la rosa più costosa della serie A, seppur di poco rispetto ai nerazzurri (122 milioni lordi contro 117, al netto dei bonus, sintetizza Calcio&Finanza). Entrambi i monte ingaggi sono comunque in contrazione a conferma della comune virata verso la sostenibilità aziendale. Ma i numeri non dicono tutto.

ESIGENZE FINANZIARIE
Se consideriamo l’operato delle persone, che poi è quello decisivo nel calcio, allora ha ragione Allegri: l’Inter è la favorita perché ha lavorato meglio della Juventus in questi anni. Se ha una rosa strutturata e di livello, il merito non è dei soldi spesi ma di dirigenti capaci di coniugare le esigenze finanziarie a quelle tecniche. Esattamente ciò che la precedente dirigenza juventina non ha saputo fare, e Giuntoli è stato ingaggiato proprio per questo. E ancora, se l'Inter gioca bene, ha il miglior attacco e la miglior difesa, è già agli ottavi di Champions, sembra aver raggiunto la piena maturità e, da Lautaro a Dumfries, ha quasi solo giocatori in crescita, il merito è di Inzaghi, di certo non della famosa amalgama che il compianto Massimino, storico presidente del Catania, avrebbe voluto comprare sul mercato. 

 

 

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